Nell’azzardo della roulette, il numero è tutto. Il rebus del caso trova una sua soluzione chiara e distinta quando la ruota rallenta il suo giro e si ferma, cioè quando la suspense si scioglie e arriva il verdetto. L’entusiasmo del croupier è tutto nel lancio della pallina. È quel gesto che fa trattenere il fiato. Il numero è tutto, dunque. Il numero cambia i destini.
E invece no, Il numero è nulla1, dichiara Antonio Monda dalla copertina del suo ultimo romanzo, citando un verso di Bob Dylan2. In una scena, infatti, il croupier riprende la pallina prima che si fermi. Non importa il numero, dunque, perché il vincitore è Ben Siegel, detto «Bugsy», che raccoglie tutte le vincite senza che nessuno intervenga. Domina la paura. Bugsy è un personaggio realmente esistito, noto mafioso americano, all’anagrafe Benjamin Siegel, nato Benjamin Hymen Siegelbaum. È lui il capo. Lui raccoglie le vincite solamente per poi restituirle insieme ai suoi 5.000 dollari al croupier, dicendo a voce alta con nonchalance: «Per lei e tutti coloro che lavorano in questo locale» (p. 201). Perché il numero è nulla. Le vittorie non sono affidate al caso. Non si vince perché un numero finisce nella casella giusta. E non c’è numero che cambi le cose, e dunque le leggi della vita. Specialmente quelle del potere.
L’ampio romanzo di Monda si arrovella, si annoda e si dipana su questo punto: è possibile cambiare? È possibile che accada qualcosa che cambi i destini e modifichi il corso della vita mutandone le leggi? E, in definitiva, è possibile una forma di grazia? Per conoscere la risposta di Monda occorre arrivare all’ultima pagina.
Orrore e grazia
Il numero è nulla è storia di mafia e di morti ammazzati. Ma il sangue che scorre a fiumi, i pezzi di cervello che saltano per aria e i volti ridotti a poltiglia stanno un passo indietro rispetto al gusto pulp o splatter. In definitiva, non è quello che conta, perché il motore del racconto è sempre in un altrove irraggiungibile, che è una forma di grazia possibile che vive «nel territorio del diavolo»3. Il lettore scoprirà come. Ma è lo stesso protagonista che, a un certo punto, ricorda le parole di suo padre, di schietto sapore bernanosiano: «Tutto è grazia, anche quello che ci sembra più ingiusto, orribile e mostruoso» (p. 112). Il romanzo vive di questa tensione tra grazia e orrore.
La copertina de “Il numero è nulla”
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