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Che cos’è l’escatologia? Quale è il suo principio ispiratore? La dottrina sulle cose ultime (morte, giudizio, inferno, paradiso) concludeva di solito i trattati teorici tradizionali senza porre o ricevere provocazioni decisive rispetto alla parte fondativa dell’insegnamento liberale consolidato. Tra il nucleo etico del messaggio cristiano e la speranza appassionata di un’imminente «nuova venuta» non sembravano realizzarsi intersezioni significative.
Fu un articolo scritto nel 1957 da Hans Urs von Balthasar a cogliere la svolta: l’escatologia divenne nel XX secolo il «nodo tempestoso», perturbante e assieme liberatorio, che smuoveva l’intero apparato della teologia e imponeva un ripensamento dell’impianto concettuale complessivo a partire dalla figura di Cristo. Se Dio è infatti il fine ultimo delle creature, «Egli è il cielo per chi lo guadagna, l’inferno per chi lo perde, il giudizio per chi è esaminato da lui, il purgatorio per chi è purificato da lui. Egli è colui per il quale muore tutto ciò che muore e che risuscita per lui e in lui» (p. 61).
I «novissimi» non sono dunque corollari accidentali o superflui, ma rappresentano il compimento dell’esperienza redentiva – che ci riguarda intimamente –, nella quale Dio ci salva tramite Gesù Cristo, mantenendo in tensione la dimensione apocalittica (lo sprofondare delle cose, la fine del mondo storico) e la speranza in una nuova creazione, che non abbandona niente e nessuno al nulla, perché Dio sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28) allorché anche l’ultimo nemico, la morte, sarà annientato.
In questo libro, volutamente sintetico, Rosino Gibellini raccoglie le cifre essenziali della riflessione teologica sulle realtà ultime, legandole agli autori che vi hanno offerto contributi decisivi (fra essi, Barth, Rahner, Balthasar, Teilhard de Chardin, Jüngel, Moltmann, Metz) e distinguendole in capitoli corrispondenti ai temi centrali: l’ars moriendi, l’immortalità dell’anima e la risurrezione dei morti, la speranza per tutti e per l’intero cosmo, la preghiera per i defunti.
In merito allo scacco della morte, l’auore riporta alcune testimonianze di uomini e donne segnati da un’alta spiritualità religiosa. Sono espressioni tanto commoventi quanto rivelatrici: «Io non muoio, entro nella vita»; «È la fine, per me l’inizio»; «Noi siamo attesi»; «Il vuoto della morte [è] come inizio di ciò che viene […] nella luce». Gibellini commenta queste frasi nel loro contesto e ne fa documento di intuizioni filosofiche che hanno esplicitato la verità escatologica della vita credente: che cioè l’eternità è il significato trascendentale di ogni attimo, è l’anticipo dell’adempimento salvifico; e che, d’altra parte, l’azione sacramentale della Chiesa rimanda a una speranza non ancora compiuta, a un «futuro di Dio».
ROSINO GIBELLINI
Meditazione sulle realtà ultime
Brescia, Queriniana, 2018, 72, € 5,00.