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Nel 2017, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha organizzato un simposio per rileggere, 500 anni dopo, la Riforma. Un fatto eccezionale, perché, come ha osservato papa Francesco, con gratitudine a Dio, «non molto tempo fa un Convegno del genere sarebbe stato del tutto impensabile». Si realizzava così l’augurio di Francesco a Lund: «Non possiamo rassegnarci alla divisione. […] Abbiamo la possibilità di riparare a un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri» (p. VII).
Gli Atti comprendono 18 relazioni di studiosi – cattolici e protestanti – di storia e di ecumenismo, e rappresentano un enorme passo avanti nella comprensione di Lutero, «uomo e teologo» (Dietrich Korsch): il riformatore è un personaggio chiave nella storia del mondo moderno, soprattutto per aver messo in luce il valore della persona e della coscienza. Importante il contesto teologico ed ecclesiale che precede il Cinquecento (Joseph I. Saranyana Closa) e l’influsso di san Bernardo sulla dignità della coscienza, mediatrice fra Legge e grazia (Mirko Breitenstein).
La presentazione del contesto storico è stata rilevante, a partire dal nome stesso di «Riforma» (Johannes Grohe). La storiografia del XX secolo ne ha modificato la ricezione, da una accesa polemica (Heinrich Suso Denifle, Hartmann Grisar) a un’attenta comprensione (Joseph Lortz), fino a una positiva valutazione (Hubert Jedin).
Bernard Ardura, presidente del Comitato, illustra le riforme di alcuni vescovi: Cisneros, Sadoleto, Giberti, Briçonnet e Lefèvre d’Étaples. In tale ambito si pone anche la Devotio moderna, con il suo influsso su Lutero. Non poteva mancare la storia dell’indulgenza, per quanto complessa e disseminata di abusi: uno di questi è stato il detonatore della Riforma (Enrico dal Covolo).
Il contesto sociale e politico influenza il pensiero di Lutero nella relazione tra Chiesa e Impero. Da un lato, i grandi poteri si oppongono a Lutero; dall’altro, i prìncipi favoriscono la Riforma non tanto per la teologia di Lutero, quanto per i vantaggi che ne derivano (Emmanuel Tawil e Christopher Ocker). Il successo della Riforma è dovuto anche alle decise posizioni di Federico il Saggio, il principe di Lutero, nel proibire la predicazione delle indulgenze nella Sassonia elettorale e nel richiedere per lui il processo a Worms, esautorando l’autorità del papato (Alexander Koller).
Tre saggi trattano della diffusione della Riforma nei domini spagnoli: da un lato, essa è contenuta, perché Lutero è considerato l’eretico per antonomasia; dall’altro, Carlo V eredita una monarchia con un’inquietudine religiosa che crea interesse per le nuove idee. La reazione di Carlo V, negli ultimi anni di vita, è fortissima, fino a reprimere il protestantesimo in Spagna.
Diverso è il discorso per la Francia, dove appaiono subito traduzioni di Lutero, ma ridotte e interpretate. Tuttavia, esse affondano le radici non negli abusi ecclesiastici, ma nell’ansia di rinnovamento della Chiesa (Bernard Dompnier).
In Italia si ha una precoce conoscenza degli scritti di Lutero, ma lo si legge come emblema di ribellione. La Curia vuole dare una risposta dottrinale, ma prevale la descrizione di un Lutero «mostro e lascivo». Le sue opere sono confuse con quelle di Erasmo, tanto che il termine «erasmiano» diviene sinonimo di «eretico». Il manifesto della Riforma in Italia è il Beneficio di Cristo, scritto da un benedettino. Di Lutero si accetta il sola fide, ma con sviluppi propri e originali, più vicini al calvinismo (Matteo Al Kalak).
Per l’evoluzione teologica di Lutero è rilevante il suo saggio sull’esegesi dei Salmi e della Lettera ai Romani tra il 1513 e il 1516 (Berndt Hamm). Egli sviluppa una teologia della Parola che lo porta alla iustitia aliena. Se Lutero fosse scomparso nel 1518, sarebbe stato un grande teologo. In quell’anno invece egli scopre la giustificazione sola fide, che fa di lui il «riformatore».
A conclusione del Convegno, c’è stata una tavola rotonda ecumenica: «Prospettive di incontro e di incrocio di due vie separate». Sono intervenuti il cardinale Walter Kasper, il vescovo luterano Bedford Strohm, il preside dell’ Angelicum, Serge-Thomas Bonino, e due giornalisti, Jörg Bremer e Andrea Tornielli, che hanno apprezzato il rigoroso lavoro di revisione storica. Per il futuro, si augura non solo una «diversità riconciliata», ma anche una «unità nella diversità», pur con i problemi ancora vivi, quali l’intercomunione, il ministero presbiteriale e il primato papale. È stato ribadito che è Cristo, non noi, a formare l’unità. Infine viene ricordato l’attualissimo ecumenismo del sangue.
Lutero 500 anni dopo. Una rilettura della riforma luterana nel suo contesto storico ed ecclesiale
a cura di GERT MELVILLE – JOSEP IGNASI SARANYANA CLOSA
Città del Vaticano, Libr. Ed. Vaticana, 2019, 460, € 26,00.