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Il libro raccoglie articoli e interventi vari, che hanno come oggetto la virtù e la vita di fede. Tematiche impegnative e meno «gettonate», come precisa l’autore, rispetto a quelle speculari sul vizio e le derive del comportamento umano; ma non per questo risultano trascurabili per la qualità della vita. P. Cucci le presenta con competenza, facendo riferimento alla sua esperienza di docente e psicologo, mostrandone la ricchezza, la perenne attualità, e indicando le gravi conseguenze del disinteresse nei loro confronti.
L’attuale oblio di tre delle quattro virtù cardinali (prudenza, fortezza e temperanza) ha reso monca e aporetica l’unica virtù di fatto studiata, la giustizia, ridotta per lo più a contrattazione giuridica (Rawls), ma incapace di entrare in merito alle questioni più rilevanti, come il fondamento dei diritti umani, il rapporto tra giustizia e verità, il tema delle leggi ingiuste, il legame tra bene e aggressività (oggetto della fortezza), l’educazione degli affetti per apprezzare il bene (temperanza).
Gli esempi riportati mostrano l’importanza della posta in gioco: il processo a Gesù, analizzato sul piano giuridico ed etico prima che religioso, o le vicende della Rosa Bianca mostrano in maniera eloquente il desiderio insopprimibile che il bene trovi il suo giusto riconoscimento, e insieme la sua impossibile realizzazione nell’ambito di questa vita. Situazioni che la storia dei nostri giorni ripropone in maniera drammatica.
La difficoltà a trattare la tematica del bene – di cui le virtù cardinali costituiscono appunto «i cardini» – non è dovuta soltanto al fatto che il bene non fa notizia e il male affascina. Nella ricognizione storica, delineata nella prima parte del libro, si mostra come la notevole mole di sapere messa a disposizione dall’epoca moderna (soprattutto da parte della rivoluzione scientifica) ha avuto ricadute notevoli in campo morale: facendo proprio il principio di chiarezza e distinzione, è diventato sempre più difficile giustificare con tali criteri l’ideale di una vita buona.
Da qui la crescente difficoltà a parlare «bene» del bene, in una modalità che non sia melensa, astratta o ritenuta repressiva di quanto di attraente e desiderabile possa presentare la vita: «Essere una persona virtuosa significa seguire le regole della buona educazione della società, senza passione, una sorta di “antipatica vecchia zitella sdentata di altri tempi”, per riprendere una efficace descrizione di Max Scheler» (pp. 28 s).
Forse anche a motivo di queste conseguenze il tema della virtù è tornato a essere oggetto di indagine da parte dei saperi più diversi, mettendo a confronto la tradizione classica e medievale con la filosofia analitica, le neuroscienze e le scienze umane.
La seconda parte del libro presenta alcuni esempi concreti di questo ritorno. Alla rinnovata riflessione sulle virtù cardinali sono collegate altre questioni di primario interesse, come il rapporto tra ricerca sperimentale, etica e scelte personali dell’uomo di scienza, come si è avuto modo di vedere nel corso della pandemia di Covid-19; il contributo che l’illusione e l’immaginazione offrono in ordine alla rappresentazione del mondo; l’importanza del dubbio nel processo di discernimento circa il bene da conseguire; l’educazione ai valori; e il nuovo scenario che la secolarizzazione delinea per l’esperienza religiosa.
Tra questi molteplici filoni di indagine, vorremmo evidenziarne uno, discreto, ma non meno importante: la presenza dei valori nel vissuto della vita ordinaria. L’autore prende spunto dalla proposta della Commissione europea di abolire l’espressione «buon Natale» per sostituirvi il più asettico «buone feste», segno di una linea di tendenza istituzionale che non giova a nessuno, ma solo impoverisce l’immaginario sociale e corrode l’identità storica dell’Europa, «portandola a vivere con disagio il presente, a privarsi di stabili punti di riferimento e spegnere la speranza nel futuro» (p. 298).
Una crisi di identità che si è manifestata anche politicamente sul piano contrattuale e diplomatico in occasione della guerra in Ucraina. Un’Europa che dimentica il proprio passato è un’Europa che non ha futuro (Koselleck). Il che naturalmente non ha nulla a che vedere con una scelta di fede: l’autore, ricordando il valore artistico e culturale dei valori cristiani, dà la parola ad autori laici – come Cacciari e Recalcati –, ma attenti a non smarrire questo patrimonio che rimane una ricchezza per tutti.
GIOVANNI CUCCI
Le virtù cardinali. E altri scritti
Roma, AdP, 2022, 328, € 18,00.