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Ogni essere umano è continuamente posto davanti a una scelta, ma come ci si orienta per capire se essa è per il bene o per il male? Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose e autore di numerosi libri sulla spiritualità monastica tradotti in molte lingue, dedica questa pubblicazione al tema del discernimento, «un’operazione che compete a ogni uomo e donna per vivere con consapevolezza, per essere responsabile, per esercitare la coscienza» (p. 10). In questa azione prettamente umana il cristiano può sperimentare la sinergia tra il proprio spirito e lo Spirito Santo. Ascoltare la voce di Dio che parla nella nostra interiorità non è riducibile a un metodo o a una tecnica di introspezione, perché si tratta di riconoscere una voce che non si impone, ma suggerisce e propone, anche attraverso il silenzio sottile.
Tutta la Sacra Scrittura, a partire dalla Genesi, ricorda che il cuore dell’uomo è diviso, e l’uomo deve affrontare la lotta per acconsentire alla voce di Dio, respingendo quell’istinto al male che è «accovacciato alla porta del suo cuore» (Gen 4,7). «Scrutare», «esaminare», «provare», «saggiare» sono i verbi che l’Antico Testamento usa per descrivere il discernimento. Gesù stesso ha sperimentato questa lotta e chiede ai suoi discepoli il discernimento nelle concrete vicende della vita. E i «racconti fondativi» del discernimento comunitario operato dagli apostoli negli Atti sono esemplari per la Chiesa di ogni tempo per «ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7.11.17.29; 3,6.13.22).
Per san Paolo, il discernimento è la condizione di ogni cristiano per conoscere la volontà di Dio, e non è un compito delegabile. Al cristiano si richiede di esaminare se stesso, per verificare se c’è accordo tra il suo comportamento e ciò che propone il Vangelo, per non ratificare con le proprie scelte la propria condanna. Ogni uomo che aderisce al Vangelo con umiltà e obbedienza può attuare il dono del discernimento nel quotidiano, perché il discernimento è la prima operazione dello Spirito Santo in noi.
Dopo aver tracciato un itinerario storico-biblico, l’autore offre alcuni criteri per imparare a esercitare il discernimento a livello personale e comunitario. È necessario partire dall’umile consapevolezza che il discernimento «è un dono che viene dall’alto, un dono dello Spirito che si unisce al nostro spirito» (p. 47). Il primo frutto di questa sintonia dello Spirito Santo in noi è il riconoscimento di Gesù Cristo come Signore e Salvatore, «perché lo Spirito invocato e disceso nel cuore del cristiano, “compagno inseparabile di Gesù”, guida alla conoscenza di tutta la verità che è Cristo stesso» (p. 52). Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a coltivare la solitudine, il silenzio e la familiarità con la Parola di Dio, per consentire allo Spirito di agire con la sua forza.
Che cosa discernere? Si inizia dal discernimento del proprio cuore, perché la vita interiore e spirituale si basa proprio su questa conoscenza, per poi arrivare a comprendere ciò che è bene. Questa è un’operazione complessa, perché il bene non è solo un contenuto cognitivo, e si deve tener conto di tante variabili – emotive, affettive, culturali – per discernere ciò che è gradito al Signore. Vedere, ascoltare, pensare, esercitare i sensi a partire dal cuore sono i verbi del discernimento. Si tratta di un vero allenamento umano e spirituale, in cui si allena il cuore, perché un cuore indurito, intontito, diviso e piegato non ascolta e non discerne.
L’autore affronta poi la ricca tematica della coscienza – «l’intricato fascio di libertà e condizionamenti» –, che è intrinsecamente legata al discernimento. La coscienza umana, «il santuario in cui nascono l’impegno, la responsabilità, la decisione» (p. 86), è una realtà complessa, perché implica il giudizio dell’intelligenza e della ragione sui fatti concreti e impegna la responsabilità e la libertà della persona. Come ricorda la Gaudium et spes – al n. 16 –, la coscienza dell’uomo in seguito al peccato può essere erronea, incapace di vedere e discernere i peccati, il male. Di conseguenza, il discernimento implica l’obbligo della cura e dell’educazione della coscienza, grazie all’ascolto della Parola, studiata e pregata, e al dono dello Spirito.
Il volume si conclude con il capitolo dedicato alla vocazione: la chiamata di Dio all’esistenza è la prima vocazione umana. La risposta a ogni vocazione personale, che si colloca nella chiamata universale alla santità, implica un itinerario caratterizzato da esigenze imprescindibili: ascoltare, discernere, scegliere, per poi consolidare e perseverare. La decisione, l’«amen» alla chiamata del Signore è il punto di arrivo del processo di discernimento.
ENZO BIANCHI
L’arte di scegliere. Il discernimento
Milano, San Paolo, 2018, 162, € 16.00.