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ABSTRACT – In questi ultimi 100 anni il Partito popolare italiano – fondato da Luigi Sturzo il 18 gennaio 1919 a Roma – ha rappresentato una sorta di stella polare per i cattolici impegnati in politica, sebbene non siano mancate forze politiche, opposte tra loro, che lo hanno volutamente strumentalizzato, come fecero i suoi contemporanei. I conservatori cattolici consideravano Sturzo «un progressista», i cattolici liberali «un intransigente»; per i socialisti egli era «un riformista», per i fascisti «un prete intrigante».
Quando quel 18 gennaio 1919 veniva diffuso l’«Appello ai liberi e forti», la Grande guerra si era appena conclusa, l’Italia stava piangendo i suoi circa 600.000 caduti e curando quasi un milione di feriti. La vita media della popolazione italiana – allora circa 37 milioni di persone – non superava i 31 anni per gli uomini e i 32 anni per le donne, mentre l’analfabetismo toccava punte del 70% della popolazione in regioni come la Basilicata e la Calabria. Le politiche liberali e conservatrici del Governo avevano colpito il ceto medio e privato di qualsiasi riferimento politico l’elettorato cattolico, ancora condizionato dal non expedit della Chiesa, che gli impediva l’impegno diretto in politica.
In quel particolare contesto storico, il colpo d’ala di Sturzo fu quello di creare un partito laico, democratico e di ispirazione cristiana, con una precisa piattaforma programmatica: difesa della famiglia e libertà di insegnamento, lavoro inteso come diritto e referendum locali, centralità delle autonomie territoriali e forme di previdenza sociale, rappresentanza proporzionale e voto alle donne, libertà della Chiesa e costruzione di un ordine mondiale nuovo.
Oggi rimane l’eredità di un partito riformatore, interclassista e aconfessionale, un partito «popolare» – antidoto a ogni populismo – basato sulla mediazione politica, il riformismo, l’iniziativa privata e la centralità delle autonomie locali. Secondo Sturzo, «la politica non guasta, ma rivela gli uomini». Dai suoi scritti emerge che tra le cause del fascismo ci sono state proprio la debolezza della classe politica, la corruzione, la statalizzazione e la mortificazione dei princìpi di sussidiarietà e di solidarietà.
In un tempo politico in cui l’arroganza del potere sfida i diritti e i doveri riconosciuti dalla legge, l’esperienza politica di 100 anni fa permette al mondo cattolico di ritrovarsi «in questa grave ora» per essere «uniti insieme» come voce dei deboli, garante dei diritti, alternativa alla società dei consumi e protagonista di un «umanesimo comunale» da cui selezionare una nuova classe dirigente per una nuova stagione politica.
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LUIGI STURZO AND THE ITALIAN POPULAR PARTY. The legacy of the “appeal to the free and strong”
Over the past 100 years, the Italian People’s Party – founded by Luigi Sturzo, 18 January 1919 in Rome – has represented a sort of guiding light for Catholics engaged in politics. This article reconstructs the Party’s long historical gestation, the contents, and the relationship between Sturzo and the Vatican hierarchy. It remains the legacy of a reformist, inter-class and non-denominational party, a “popular” party – an antidote to every populism – based on political mediation, reformism, private initiative and centrality of local autonomies. According to Sturzo, “politics does not damage men, but reveals them”. His writings show that among the causes of fascism, the weakness of the political class, corruption, nationalization and mortification of the principles of subsidiarity and solidarity can be seen.