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ABSTRACT – Una vecchia rivista cattolica celebrava la democrazia come realtà, forma e contenuto presente in tutta l’opera manzoniana. Ma che idea ebbe davvero Manzoni della democrazia e dei pericoli ai quali la vedeva esposta? In lui e nella sua riflessione non si scorge l’uomo politico, né come trattatista né come cittadino impegnato. Manzoni, anche in questo campo, resta lo psicologo sottile che, occupato a indagare i moventi e le colpe delle coscienze, è più moralista che storico dell’agire umano.
I giudizi critici prevalenti – tra gli altri quelli di Gramsci, Valitutti e Martinazzoli – esprimono in effetti l’opinione più diffusa di un Manzoni impolitico, cantore e difensore degli umili e insensibile alle esigenze delle masse. Sono giudizi che si sono formati sul pensiero e sull’opera di Manzoni maturo, sugli Inni e sul romanzo, quando il processo di sviluppo della sua personalità umana e artistica s’era compiuto con gli ideali corrispondenti, seguiti alla crisi della ragione e della cultura illuministiche e al ritrovamento della fede cristiana.
Sono, tuttavia, giudizi che risultano parzialmente modificabili quando li si consideri alla luce di quello che Mario Pomilio chiamava «il Manzoni minore». Si prenda, a esempio, il saggio che Manzoni aveva in progetto di scrivere sulla Rivoluzione francese.
Dalla vita e dall’opera di Manzoni viene una lezione sempre valida. La speranza non è nel diritto che trionfi sulla forza, la purità sulla corruzione, il sacrificio sulla servilità. Neppure è nel mondo morale che vinca per sempre sulla terra con i suoi risultati nella vita pratica. La speranza è che i valori del mondo morale influiscano sempre più sulla coscienza e sulla volontà degli uomini che lottano contro le forze del male.
Manzoni sapeva che «la nuova tirannia […] si serve proprio dell’idea della libertà, svuotata d’ogni pratico contenuto e ridotta quindi ad una mera astrazione, per legittimare la sua azione, attuando in tal modo un condizionamento ideologico che disarma “ideologicamente” gli avversari e in certo qual senso li “paralizza” e impedisce perfino di concepire ogni forma di resistenza».
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MANZONI, AND DEMOCRACY
This article briefly presents the idea of democracy held by the Italian poet and novelist Alessandro Manzoni, and the dangers to which he thought it was exposed. As a person, and in his writings, we cannot see a politician, neither as a negotiator of treatises, nor as a committed citizen. Also in the political arena, Manzoni is a subtle psychologist who, busy investigating reasons and guilty consciences, is more a moralist than a historian of human action. He is the writer who, while appreciating and accepting how good the historical phenomena produce, does not forget to let his moral rigor remain free.