|
ABSTRACT – Iniziato il 17 novembre 2018, il cosiddetto movimento dei «gilet gialli» ha acquistato un’ampiezza considerevole in Francia, riuscendo a suscitare imitatori all’estero. In effetti, al di là dell’aspetto puramente congiunturale – la rabbia popolare per l’aumento del prezzo del carburante – esso rivela un malessere più profondo, che va ben oltre il caso specifico.
I sentimenti di inquietudine e di angoscia dei ceti popolari, in Europa come in America del Nord, sono una costante di questi ultimi anni. Essi sono alla radice di quello che viene comunemente chiamato «populismo», con tutta l’ambiguità che tale termine peggiorativo comporta. Non è dunque inutile fare dei paragoni tra l’elettorato della Brexit nel Regno Unito, l’elettorato della Lega e del Movimento 5 Stelle in Italia, quello dell’AfD in Germania e, soprattutto, quello che ha portato al potere il presidente Trump negli Stati Uniti.
L’evoluzione economico-sociale tende a favorire le grandi metropoli, dove si concentrano i nuovi lavori, i servizi pubblici, l’offerta culturale in generale e i nuovi mezzi di trasporto. Come afferma il geografo Christophe Guilluy, «il modello economico liberale ha sacrificato prima gli operai, poi i contadini, i territori industriali, quindi alcune zone rurali e infine numerose cittadine di media grandezza». L’evoluzione politica e culturale degli ultimi decenni ha così reso più fragili queste persone, che si sentono emarginate, più deboli e non considerate. È quella che Christophe Guilluy chiama «la precarizzazione delle classi medie».
L’incapacità dei partiti politici tradizionali, di destra come di sinistra, di accettare questa sfida favorisce la nascita di nuovi movimenti politici, definiti «populisti». Ciò non significa che i problemi siano immaginari o esagerati.
La crisi multiforme che il movimento dei «gilet gialli» rivela ha radici antiche, che riguardano sia la filosofia sociale e l’economia, sia il collasso delle tradizioni cristiane e socialiste che si trovavano alla base della dicotomia politica tra destra e sinistra. È una crisi che esprime lo sfaldamento sociale e la rottura tra la classe dirigente e il popolo. Nathalie Sarthou- Lajus afferma: «Papa Francesco dice cose importanti quando invita ad andare nelle periferie. Ciò vale per la Chiesa, ma anche per i responsabili politici: è un invito a lasciare il centro del potere. E questo suppone una piccola rivoluzione culturale, e persino spirituale, nelle nostre élites».
O si riuscirà a ritrovare il senso della condivisione e della collettività, o si inaspriranno i conflitti sociali e internazionali. Allora diventerà chiaro che gli anni del dopoguerra sono stati certamente una parentesi felice, ma eccezionale.
***
THE “YELLOW VESTS”: THE REASONS FOR THE WRATH
The spontaneously founded “yellow vests” movement in France commenced as an angry response to the increase in the price of fuel. Yet, this movement has deeper roots, which express the unease of the working classes not only in France, but also in other Western Countries. The de-skilling of work, the splitting of families, the mistrust in the media and the elites in general, the widespread feeling of being despised, the mistrust of policy makers, widespread consumerism, the crisis of political representativeness have made for critical mass and ‘fuel’ an anger which goes beyond the economic situation.