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Bart Ehrman, già docente di Nuovo Testamento presso la North Carolina University, si è collocato da tempo tra gli esegeti che perseguono e diffondono quasi ideologicamente una lettura scettica delle Sacre Scritture, portando avanti un programma di demitologizzazione che la maggior parte degli studiosi ha abbandonato da tempo. Per questa ragione egli, a livello mondiale, è forse uno dei più discussi e criticati autori di libri di alta divulgazione sul Gesù storico e sull’Antico e sul Nuovo Testamento.
A suo dire, infatti, l’attribuzione di una natura divina a Gesù è stata un’elaborazione posteriore delle comunità cristiane, le quali avrebbero modellato i loro ricordi in base alle loro esigenze apologetiche o di fede. Invece, Ehrman ritiene, un po’ ingenuamente, che, avvalendosi di nuove metodologie, come la psicologia cognitiva, l’antropologia culturale e la sociologia, sia possibile risolvere alcuni tra i più misteriosi enigmi con i quali si confrontano sia gli esperti sia i lettori comuni delle Sacre Scritture.
Ehrman in gioventù è stato un convinto cristiano evangelico, e da questa posizione si è accostato agli studi biblici ed esegetici, del tutto convinto della natura ispirata dei testi sacri. Successivamente, però, nuove esperienze culturali e una fiducia eccessiva nel metodo storico-critico lo hanno condotto sulla strada della critica laicista e agnostica. Tuttavia, se si fa la tara delle sue deviazioni o esagerazioni ideologiche – che peraltro sono facilmente individuabili –, scritti divulgativi come questo risultano ben strutturati e chiari, adatti a un primo approccio storico e letterario all’Antico Testamento.
Il testo parte da alcune considerazioni sul valore universale delle Sacre Scritture, dal momento che esse sono alla base della storia della civiltà occidentale. Inoltre, negli Stati Uniti d’America, in cui l’autore vive e insegna, le ricerche sociologiche sulla popolazione attestano che più del 50% della popolazione crede che la Bibbia sia effettivamente parola di Dio e dichiara di leggerla costantemente nel corso della vita.
Dopo aver spiegato che cos’è la Bibbia e le differenze tra i diversi canoni (ebraico, cattolico, ortodosso e protestante), l’autore contestualizza storicamente, culturalmente e geograficamente la formazione degli scritti veterotestamentari e neotestamentari, fornendo al lettore tutte le informazioni essenziali di tipo storico e letterario.
I capitoli successivi entrano direttamente nel merito dei libri dell’Antico Testamento, iniziando da quello della Genesi e passando poi agli altri del Pentateuco, con una particolare attenzione ai problemi posti dai versetti dedicati alla creazione e al loro rapporto con le attuali conoscenze scientifiche. Seguono i capitoli dedicati alla storia deuteronomista (Giosuè, Giudici, libri di Samuele e libri dei Re), ai profeti pre-esilici, ai libri storici, ai profeti tra esilio e ritorno, ai testi poetici e narrativi (Salmi, Lamentazioni, Cantico dei Cantici, Rut, Ester, Giona, Cronache), e infine agli scritti sapienziali e apocalittici (Proverbi, Giobbe, Qoelet, Daniele).
In ciascun capitolo si trova sempre un breve inquadramento storico-letterario, molto utile per contestualizzare i libri biblici trattati, nonché un confronto critico tra quanto riportato nei diversi testi e quanto ricostruito dagli storici o testimoniato dai ritrovamenti archeologici. Di importante aiuto alla lettura, per i non specialisti, sono sia una serie di «box» o «inserti» nei quali vengono fornite le nozioni indispensabili per un primo approfondimento culturale e per la comprensione dei significati di alcuni termini specialistici, sia una ricca iconografia e cartografia a colori che impreziosisce il volume.
BART D. EHRMAN
L’Antico Testamento. Un’introduzione
Roma, Carocci, 2018, 348, € 29,00.