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Ci vuole coraggio per scrivere un libro sulla teologia di Lutero. Oswald Bayer, pastore e professore emerito di teologia nella Facoltà evangelica di Tubinga, confessa la difficoltà nella prima pagina: «Lutero non ha mai scritto un’opera sistematica» (p. 7). Se si eccettuano i commenti biblici, la maggior parte delle sue opere sono testi occasionali, polemici, sermoni, lettere, discorsi conviviali, poesie, inni. Eppure il riformatore è stato una fucina di libri. In circa 30 anni ha scritto 962 opere (cfr l’elenco nell’edizione critica: Weimarer Ausgabe, vol. 61): non si tratta di semplici opuscoli, perché alcune raggiungono le 500 e le 1.000 pagine (si veda il commento ai Salmi, o a Galati). Tuttavia ora si è realizzato, dopo 40 anni di lavoro, il proposito dell’autore di esporre sistematicamente la teologia di Lutero.
L’avvio è dato dal contesto storico in cui Lutero vive: la frattura tra Medioevo ed Evo moderno fa di lui il fulcro di un passaggio epocale. Ma la vera frattura della storia, che divide il vecchio e il nuovo eone, «è avvenuta per Lutero con la croce di Gesù Cristo» (p. 19).
La prima parte dell’opera riguarda le nozioni fondamentali: chi è il teologo, che cosa è la teologia. In particolare, «come si può parlare nel modo giusto di Dio e del suo rapporto con l’uomo? Come giungono la vita, la salvezza, la beatitudine in un mondo del peccato, del diavolo e della morte? […] C’è bisogno della chiesa e, se sì, di che ha bisogno la chiesa per essere chiesa?» (p. 12). «Che cosa rende la Bibbia “Sacra Scrittura”?» (pp. 93-109). Interessante il capitolo che affronta il tema dell’«evangelico» – definizione cara a Lutero – nel rapporto tra Parola, Promessa e fede; da rilevare la polemica contro Erasmo, la Curia romana e l’entusiasmo degli spiritualisti.
Nella seconda parte vengono trattati temi specifici: la creazione, l’ordinamento del mondo, inclusivo della Chiesa, dell’economia e della politica. Si parla diffusamente dell’uomo come immagine di Dio, del problema del male, del servo arbitrio, e di Dio, misericordia e amore nel Figlio, presente nello Spirito Santo. Singolare il capitolo su fede e opere buone, dove si osserva che i tre voti monastici di Lutero risultano rispecchiati nella vita del credente, nella povertà e nell’obbedienza secondo il Vangelo, e nella castità vissuta sia nel celibato sia nel matrimonio. Anche il capitolo sul potere spirituale e potere secolare tocca uno dei problemi attuali. Degna di rilievo la conclusione sulla preghiera (cfr pp. 419-429).
Benché l’autore all’inizio dichiari inevitabili lacune, occorre rilevarne un paio: viene dato poco spazio alla «teologia della croce» (p. 69), fondamentale per Lutero; manca ogni accenno a Maria, a cui il riformatore ha dedicato due straordinari commenti, al Magnificat e all’ Ave Maria.
È apprezzabile la precisazione dell’autore circa la critica di Lutero al papato, espressione dell’«Anticristo», certamente non riferibile ai nostri giorni (cfr p. 393); inoltre, a margine della confessione sacramentale, si nota che «è stata una perdita importante nella storia della pietà e della fede evangelica» (p. 324).
Il volume è pregevole e si fa leggere volentieri, soprattutto per quell’intento dialogico del sottotitolo: Una teologia per il nostro tempo. Sono molto utili gli indici dei nomi, dei passi biblici, e soprattutto quello molto accurato degli argomenti.
OSWALD BAYER
La teologia di Martin Lutero. Una teologia per il nostro tempo
Torino, Claudiana, 2020, 486, € 38,00.