Lorenza Rocco Carbone
LA GIOIA DELLA SCRITTURA
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Lorenza Rocco Carbone è il direttore di Silarus, rivista bimestrale culturale, fondata da p. Italo Rocco nel 1961. Il volume ha partecipato al Premio Strega 2021, e il contenuto è supportato dal testo Incontro con l’autore Michele Prisco, pubblicato nel 2000, oltre che da altri articoli su Silarus.
Il libro è suddiviso in due parti. La prima – «La gioia della scrittura» – è dedicata alla componente più personale di Prisco. La seconda – «Il giallo del libro dimenticato» –, pur riproducendo solo in parte il sottotitolo – «Il ritratto romanzesco di Michele Prisco» –, orienta l’attenzione dei lettori alla considerazione delle finalità proprie, sottese alla narrativa dello scrittore: inclinazione «a penetrare nel “guazzabuglio” del cuore umano, a illuminare le motivazioni dell’agire, a indagare la natura dei sentimenti, a scoprire le radici del male, […] a penetrare l’enigma del vivere e del morire, ma anche il miracolo dell’amore» (p. 35).
Per Prisco, «i fatti sono marginali, gli premono soprattutto le motivazioni, il perché dei comportamenti per sollevare il velo dell’apparenza […], smascherare la verità. Ecco perché molte storie si tingono di giallo» (p. 31).
Secondo l’autrice, Prisco è un narratore-detective, incline a una narrazione consona ai gialli. Questo se si considera che un suo romanzo, scritto per due terzi, ma dimenticato per anni tra le altre carte, faceva inconsciamente capolino in tutti i romanzi che l’avrebbero seguito, prima di essere identificato e portato a compimento.
L’autrice esercita nei riguardi di Prisco la stessa funzione analogica che il romanzo ritrovato ha svolto per il suo autore: non si pone nei confronti del romanziere né come Lo specchio cieco (1984), incapace di rifrangere ogni corrispondenza eterorelazionale motivata dalla poetica dello scrittore, né con l’atteggiamento che caratterizza la spersonalizzazione di colui che pone in gioco sé stesso, al punto da lasciarsi inghiottire dalla propria anonimità, come Prisco in Gli altri (1999).
Il testo, infatti, ripercorre le fasi e i luoghi dello scrittore: non solo quelli temporali e geografici, e neppure solo quelli culturali, personali e sociali. Utilizza, si accompagna alla modalità e all’intenzionalità cercata, ricercata e prediletta da Prisco stesso: penetrare il guazzabuglio del cuore umano, scavare nella coscienza per arrivare al fondo dell’uomo, per smascherare la verità dell’esistenza, dei sentimenti, delle relazioni umane.
Scruta l’uomo, lo scrittore, il marito, il papà, il nonno Prisco, nel modo in cui lo scrittore si avvicina ai suoi personaggi, per mediarci quel di più che, secondo Carlo Bo, ha fatto di lui «un signore del romanzo». Lo stesso Prisco amava dire di sé: «Mi piace essere definito scrittore di ritratti interiori. Uno scrittore […] deve fare opera di trascrizione morale» (p. 102).
Rocco Carbone fa dell’uomo e dell’autore Prisco un uomo-romanzo in fieri, perché ci permette di conoscere aspetti e aspirazioni che altrimenti non conosceremmo di lui. Di uno che non è un autore qualunque, ma un autore che «traghetta la narrativa dell’800 nel territorio nuovo del ’900, varcando i confini europei» (p. 88).
LORENZA ROCCO CARBONE
La gioia della scrittura
Napoli, Kairós, 2021, 144, € 18,00.