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La guerra iniziata da Vladimir Putin in Ucraina ha posto la parola «fine» alla conformazione dei mercati energetici che vedevano la Russia come principale esportatrice di combustibili fossili. La sua decisione di invadere un Paese europeo ha provocato la messa al bando della sua energia da parte dell’Ue. Se Bruxelles ha reagito imponendo all’aggressore severe sanzioni, il Cremlino a sua volta ha replicato con un embargo del gas che forniva agli Stati membri dell’Unione.
Questa situazione ha causato una scissione, una sconnessione di cui l’aspetto energetico è soltanto la punta dell’iceberg: si tratta di un cambiamento geoeconomico che si ripercuote sulle relazioni internazionali, sui mercati, sulle catene distributive, sui prezzi e sugli stili di vita.
Non pochi Paesi stanno ripensando quasi tutti gli aspetti della loro politica estera, del commercio, delle spese per la difesa e delle alleanze militari. Di conseguenza, la sicurezza energetica ha affiancato il cambiamento climatico in testa alla lista delle principali preoccupazioni dei governi nazionali. È divenuto indispensabile conciliare questi due obiettivi.
Questa guerra, scoppiata nel 75° anniversario del Piano Marshall, ha indotto a rinsaldare i vincoli transatlantici e ha spinto l’Ue a serrare le file, mostrando una capacità di azione internazionale impensabile prima dell’aggressione russa, in questo mondo che sembra giunto a una svolta: infatti, la «sglobalizzazione» marcia a un ritmo sempre più veloce e sembra inevitabile un nuovo periodo di stagnazione e di inflazione.
Le ondate incalzanti del Covid-19, dei recenti effetti del cambiamento climatico – tremende siccità, inondazioni e incendi devastanti – e della guerra – che ha prima bloccato e poi ostacolato l’esportazione di cereali e di materie prime – hanno reso necessario individuare soluzioni economiche tali da garantire la salute, l’acquisto degli alimenti, la possibilità di riscaldarli e di riscaldarci a prezzi ragionevolmente accessibili.
Le risposte della politica economica saranno efficaci?
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HARD TIMES IN EUROPE. An economic policy of shared sobriety
The Russian invasion of Ukraine appears to us as the great catalyst for a revolution in geo-economic relations, starting with its effects on the energy and raw materials sectors. In this brutal push towards a different world, the Old Continent is the epicenter of the shock. It is not exactly at war with Russia, but it is not exactly at peace either. An economic storm is brewing there because of the Kremlin-imposed energy embargo. After the Covid-19 crisis, Europe is being called upon to gamble its future again, but here it also finds its opportunity. The EU must be more interventionist, opt more decisively for the green transition and promote policies with a strong social objective.