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«La Divina Commedia è il libro più bello di tutta la letteratura mondiale. Tutti dovrebbero leggerlo, perché non farlo significa privarsi della gioia più grande offerta da un’opera letteraria»: così si è espresso nel 1977 il poeta argentino Jorge Luis Borges nel corso di una conferenza tenuta a Buenos Aires. Borges è soltanto uno dei tanti grandi personaggi del passato e del presente che hanno letto le tre cantiche dell’Alighieri, esprimendo totale ammirazione nei confronti del sommo poeta fiorentino; perciò non deve sorprendere se Dante viene considerato il maggiore letterato di tutti i tempi.
Di solito i critici anglofoni arrivano a sostenere che William Shakespeare è stato più grande di lui, ma si tratta di giudizi che lasciano il legittimo sospetto di essere fuorviati da spirito campanilistico. Comunque sia, anche questi critici – come, per esempio, l’inventore del «Canone occidentale», Harold Bloom – collocano nella loro personale classifica il poeta fiorentino quantomeno al secondo posto assoluto, con un buon distacco su tutti gli altri che vengono dopo.
A soli sei anni dalla celebrazione del 750° centenario dell’ipotetica nascita di Dante Alighieri (1265), si è entrati adesso nella ricorrenza dei 700 anni dalla sua morte, che è certamente avvenuta nel settembre del 1321 a Ravenna. Rispetto alla precedente ricorrenza, ci pare di notare un fermento maggiore, che si sta traducendo soprattutto in molte importanti iniziative editoriali, specie per quanto concerne la pubblicazione di edizioni commentate delle tre cantiche dantesche. La sensazione è che questa volta ci sia, tanto da parte degli autori quanto degli editori, una crescente attenzione all’aspetto divulgativo, e quindi in generale a rendere più attrattiva la lettura della Commedia, accompagnandola inoltre con suggestivi allestimenti iconografici. Tutto ciò al fine di superare quella (presunta) barriera generata da una certa osticità del testo poetico, e soprattutto la diffusa idiosincrasia verso di esso, che discende spesso da un approccio affrettato e superficiale nel periodo scolastico.
Il viaggio del Poeta fiorentino nell’aldilà propone invece un messaggio universale indirizzato a tutti i ceti culturali, ma in primo luogo al popolo; infatti, non a caso è stato scritto in volgare e non in latino. Nel 1373 i fiorentini di poco posteriori a Dante se ne rendevano perfettamente conto, al punto di sottoscrivere una petizione ai Priori della città affinché «a favore della maggior parte dei cittadini di Firenze desiderosi di aspirare alle virtù e anche per i loro figli» venisse effettuata in pubblica piazza la lettura dei versi del «libro chiamato in volgare “El Dante”», opportunamente spiegati da «un uomo saggio e preparato, esperto nella scienza di questo particolare tipo di poesia»: esperto che verrà poi individuato nientemeno che in Giovanni Boccaccio.
Tra le nuove edizioni della Divina Commedia è senza dubbio importante segnalare quella commentata dal noto studioso della spiritualità cristiana Giuliano Vigini e illustrata dai fratelli Nino e Silvio Gregori, già direttori artistici del settimanale Famiglia Cristiana. L’intera opera è strutturata negli ormai consueti tre volumi (Inferno, Purgatorio e Paradiso), preceduti da un breve sguardo d’insieme introduttivo per inquadrare natura e contesto dell’intero componimento dantesco. Seguono poi una sintetica nota introduttiva per ciascuna delle tre cantiche, un puntuale corredo di note a piè di pagina e un utile indice di tutte le parole usate da Dante.
L’intento è dichiaratamente quello di presentare, con un linguaggio semplice e chiaro, il significato complessivo del Poema, ma con una particolare attenzione ai tanti aspetti biblico-teologici, etici e spirituali che emergono dai versi danteschi, avendo quindi sempre ben presente che si tratta dell’opera di un cristiano che non sottace mai il proprio intento evangelizzatore e moralizzatore. È accaduto spesso infatti che in vari commenti critici la cristianità dell’Alighieri venisse, se non apertamente glissata, posta in secondo piano rispetto alle questioni filologiche, biografiche e di contenuto morale e politico. Pertanto è utile e positivo un apparato critico che sottolinei come la Commedia sia «un grande affresco in cui la teologia si congiunge con naturalezza alla poesia» e come il poeta, «partendo da situazioni reali, si proietti verso la visione beatifica di Dio». La fede di Dante culmina così nella contemplazione incantata del Mistero cristiano; e in tal senso i versi dedicati a Maria costituiscono «una delle sintesi più alte di tutta la letteratura cristiana».
DANTE ALIGHIERI
La Divina Commedia (Inferno, Purgatorio, Paradiso)
a cura di GIULIANO VIGINI
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 3 voll., 2020-21, 400 (ogni volume), € 17,00 (ogni volume).