|
Il tema della dipendenza sessuale è sempre più studiato in sede psicologica e terapeutica, specie dopo l’avvento del web. Il libro indaga anzitutto le caratteristiche di tale fenomeno. Esso presenta il circolo vizioso, proprio di ogni dipendenza malsana (volta cioè a impedire la promozione delle capacità del soggetto, impoverendo sempre più la sua vita). Uno dei sintomi prevalenti è l’incapacità di mantenere il controllo, e di conseguenza il progressivo aumento del tempo dedicato a queste attività, focalizzandosi sulla ricerca compulsiva del piacere, a scapito di altre dimensioni importanti della vita. La sessualità diventa così anche una modalità di punizione di sé per qualcosa avvertito come avvilente e insieme irresistibile (è quello che gli esperti chiamano il crave).
L’autore nota come la diffusione di questa dipendenza nasca dall’impoverimento delle relazioni, della scarsa attenzione alla dimensione affettiva e ai valori. Un atteggiamento che va a scapito della capacità di amare, che richiede umiltà e coraggio: «Umiltà nel riconoscere i propri limiti e nell’accostarci all’alterità. Coraggio nell’abbandonare le nostre certezze per avventurarci nell’inesplorato. Il desiderio, invece, è brama di consumare, assorbire, divorare, ingerire e digerire» (p. 120).
L’ultima parte del libro entra in merito a un possibile percorso terapeutico. Pur riconoscendo la mancanza di «trattamenti scientificamente validati per la dipendenza sessuale e quindi condivisi tra i vari professionisti e centri terapeutici» (p. 127), l’autore propone alcune piste interessanti, di tipo cognitivo-comportamentale, facendo leva sulla motivazione e la consapevolezza del problema da parte di chi chiede aiuto.
Su questa base, è possibile riconoscere sei passaggi (stadi) di un percorso verso il cambiamento: 1) precontemplazione (ricerca di possibili aiuti, ma senza considerarsi veramente bisognoso); 2) contemplazione (atteggiamento ambivalente verso il problema); 3) determinazione-programmazione (si inizia a pensare a una soluzione del problema); 4) azione (impegno in attività concrete in ordine al cambiamento); 5) mantenimento (si cerca di consolidare il livello raggiunto, soprattutto in vista di possibili ricadute); 6) ricaduta (da mettere in conto in un percorso che non è mai lineare, ma piuttosto ciclico; questo perché l’individuo non si scoraggi e ricada nella dipendenza come modo di punire se stesso, ritenendosi indegno).
Per ogni fase vengono precisati gli obiettivi auspicabili e le strategie con le quali si vorrebbe raggiungerli. Particolarmente utile è il suggerimento di tenere un diario della giornata, notando quali attività risultino centrali (anche sotto il profilo dell’interesse) e il tempo a esse dedicate. Nella descrizione si è soprattutto invitati a monitorare la dimensione sessuale, ripercorrendone la storia: «Quando sono iniziati i primi desideri sessuali? Quando i primi comportamenti sessuali? Con chi? Con cosa? Come si sono evoluti nel tempo fino a quelli odierni?» (p. 142).
È importante anche esplicitare le eventuali strategie di controllo messe in atto e gli esiti ottenuti, tenendo conto dell’importanza decisiva di piccole vittorie, perché mostrano strade differenti, che consentono di vivere meglio, guardandosi dalla pretesa di soluzioni magiche.
Si tratta di modalità che hanno il significato simbolico di esercitare un controllo sulla propria vita. I passaggi successivi della terapia sono un’esplicitazione sempre più attenta ai dettagli e agli investimenti affettivi dei quali per lo più la persona non era consapevole, come ad esempio riconoscere i luoghi e le occasioni di pericolo e monitorarli (in particolare la navigazione sul web), imparando a programmare la propria giornata in una maniera più sana e, nelle situazione di maggiore fragilità, a chiedere aiuto (al terapista, al gruppo di sostegno, ad amici fidati).
EMILIANO LAMBIASE
La dipendenza sessuale. Diagnosi e strumenti clinici
Roma, Carocci, 2019, 200, € 18,00.