|
Il contesto dell’articolo. Le visite a Cuba degli ultimi tre papi hanno mostrato all’opinione pubblica internazionale la realtà della comunità cattolica dell’isola. Restano però assai meno noti la storia della Chiesa cubana nei primi 25 anni dalla Rivoluzione e il processo di riflessione che ha coinvolto tutti i suoi membri negli anni Ottanta.
Perché l’articolo è importante?
L’articolo si propone così di esplorare i tratti fondamentali della recezione del Concilio Vaticano II a Cuba, tentando di superare la consueta descrizione che presenta la comunità cattolica dell’isola come una «Chiesa del silenzio», concentrata sulla sopravvivenza cultuale e avulsa da ogni interesse per l’evangelizzazione. E intende mostrare come la comunità cattolica cubana sia passata dallo scontro alla collaborazione critica con il nuovo sistema sociopolitico, senza lasciarsene assimilare del tutto.
La prima parte dell’articolo contestualizza storicamente la Chiesa cubana fra il 1959 e il 1985, suddividendo il periodo in quattro tappe: dal breve periodo di ottimismo che seguì la vittoria dei castristi, passando per la rottura col governo e la successiva resistenza all’isolamento imposto dal regime socialista, fino alla nuova fase di distensione e collaborazione critica.
Nella seconda parte si esamina l’influsso del Concilio Vaticano II a Cuba secondo le categorie di partecipazione e di testimonianza. A lungo si è ritenuto che la Chiesa cubana ha accolto scarsamente o per nulla il Concilio. Ma, come leggiamo in Ad Gentes 6 «si danno a volte delle circostanze che, almeno temporaneamente, rendono impossibile l’annuncio diretto ed immediato del messaggio evangelico. In questo caso i missionari possono e debbono con pazienza e prudenza, e nello stesso tempo con grande fiducia, offrire almeno la testimonianza della carità e della bontà di Cristo, preparando così le vie del Signore».
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Come la Chiesa cubana ha progressivamente scoperto la propria missione in un nuovo contesto socialista a cui non era preparata?
***
RECEPTION OF THE VATICAN COUNCIL II IN CUBA 25 YEARS AFTER THE REVOLUTION
The article aims to explore the fundamental features of the reception of the Second Vatican Council in Cuba, and goes beyond the usual description that presents the Catholic community on the island as a “Church of silence”, focused on cultural survival, and detached from any interest in evangelization. Here, the intention is to show how the Cuban Catholic community – lay people and pastors – has gone from clashing to critical collaboration with the new socio-political system, without letting itself be completely assimilated by it, nor identifying itself with a religious organization subordinate to the State.