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«[Le montagne] diffondono un senso […] di eternità, di pace infinita. Dicono che Dio abbia collocato la sua sacra dimora sul monte e abbia creato le cime, alte e inaccessibili, come luogo supremo di bellezza e incanto. Almeno finché non vi giunga l’uomo a guastare tutto, con la sua stoltezza, le sue guerre e le sue iniquità» (p. 222). È il finale dell’ultimo romanzo storico, Il segreto del tenente Giardina, di Giovanni Grasso, giornalista e scrittore, consigliere per la comunicazione del Presidente Sergio Mattarella. Le montagne si riferiscono al gruppo di Cima Bocche nel Trentino orientale, che al tempo della Grande Guerra è stato teatro di scontro fra le truppe austriache e italiane: cime imprendibili, su cui si è sparso invano molto sangue. Lì, sotto Malga Bocche e il passo di San Pellegrino, si consuma la tragedia del libro.
Negli orrori, nella violenza, nella crudeltà e nelle atrocità della guerra, il fante Antonio Crespi viene dato per morto da eroe nel 1916. La figlia, Antonietta, nata poco prima della sua morte, non sa altro di lui. Quando il padre muore e viene reso pubblico il suo testamento, lei chiede alla nipote di cercare il luogo in cui Antonio è sepolto e di portargli un fiore, un desiderio irrealizzato nella sua vita. Luce, la nipote, dà inizio alla ricerca, di per sé semplice, che si rivela subito misteriosa. Il fascicolo di Crespi al ministero della Guerra è vuoto.
L’unico indizio da cui partire è la lettera del tenente Giardina, che ne annuncia la morte. A Roma, Luce trova un discendente di Giardina, Marco, un giornalista eccentrico, che si fa coinvolgere nella ricerca che scoprirà legata alla sua storia: egli conserva il diario del tenente, da cui sono state strappate, stranamente, alcune pagine che avrebbero potuto dire qualcosa. Finalmente, dopo un’appassionata ricerca, si ritrovano le pagine scomparse, che rivelano un fatto insospettabile: il tenente Giardina viene meno ai suoi doveri di ufficiale e di soldato, ma non a quelli di uomo e di cristiano. Crespi è un contadino analfabeta, che combatte contro gli austriaci e che scompare lasciando dietro di sé un segreto: è morto davvero da eroe? Quelle pagine ritrovate rivelano l’assurdità della guerra, ma anche l’amore di un marito e padre di fronte a una gravissima giustizia sommaria.
Luce avrebbe voglia di «gridare al mondo questa ingiustizia e di pretendere in qualche modo una riparazione… Un gesto, anche simbolico, che possa restituire verità e onore al mio povero bisnonno. Che, peraltro, credo proprio che non sia stato l’unica vittima della cosiddetta giustizia sommaria» (pp. 193 s).
Storia e romanzo della Grande Guerra, onore e dignità, eroismo e mistero si rincorrono nel romanzo, sia attraverso il diario del tenente Giardina sia nella storia intrecciata delle famiglie di Luce e Marco: rivelano il dramma di chi ha combattuto per la patria, ma è morto ingiustamente dimenticato e senza onori. Una vicenda di umanità e di amore sorge all’improvviso sotto l’inespugnabile Cima Bocche.