
L’insurrezione non riuscita del gruppo Wagner
La minaccia di insurrezione armata o di ammutinamento, come è stato detto, contro Vladimir Putin e i suoi capi militari è «esplosa» il 23 giugno scorso, ed è cessata il giorno dopo improvvisamente e drammaticamente come era iniziata, sebbene in precedenza vi fossero stati preoccupanti indizi di sedizione tra le fila dei miliziani: a tale proposito, nella stampa internazionale si è parlato di «insurrezione a metà»[1], i cui effetti, sul piano politico e militare, per il capo del Cremlino sono (o saranno) notevoli. In questo articolo ricostruiremo la vicenda sulla base delle notizie che ci arrivano dalla stampa internazionale, a volte contraddittorie o non pienamente verificate. Va anche detto che non è facile ricostruire i fatti (e per l’interprete, valutarli sul piano politico o strategico), mentre tutto è ancora in divenire e dove a volte le fake news, diffuse dalla rete, sono prese per verità dimostrate. Il futuro ci darà una misura più concreta e precisa dei fatti.
I fatti accertati sono ormai noti e li richiameremo soltanto sommariamente: al mattino del 23 giugno Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo mercenario Wagner (composto da circa 25.000 membri), si lancia nell’avventura, dopo aver «postato» via Telegram
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