|
Autore, nel 2004, di The Master, l’affascinante biografia romanzata che dedicò a Henry James e, in particolare, alla sua produzione più tarda, il narratore irlandese Colm Tóibín (1955) ha recentemente rivolto la propria attenzione alla vita e all’opera di Thomas Mann, offrendocene un ritratto che ci mostra tutta la complessità dello scrittore tedesco. Si tratta di una finzione che segue fedelmente i fatti, si attiene al criterio cronologico e prende le mosse dall’infanzia del Mago (questo il soprannome che gli venne scherzosamente dato dai propri figli). Ma procediamo con ordine.
Sembra anzitutto importante mettere in rilievo come Tóibín conferisca al suo racconto una struttura circolare, perché esso si apre e si chiude a Lubecca, la città che vide il giovane Thomas avviarsi a intraprendere – non senza difficoltà – la carriera letteraria e che lo avrebbe rivisto, ormai anziano, cullarsi tra ricordi e rimpianti, ma in uno stato d’animo improntato a profonda serenità.
L’A. ci guida poi attraverso le diverse fasi della vita di Mann e ne illustra le opere più significative, dai Buddenbrook alla Montagna magica, fino al Doktor Faustus. Fondamentali gli appaiono il matrimonio con Katja Pringsheim, la paternità di sei figli e l’istituzione di un contesto familiare ordinario nell’ambito del quale egli poté dare libero sfogo alla sua vena creativa e nascondere, nel contempo, le proprie pulsioni omosessuali.
Va inoltre osservato come Tóibín riesca a descrivere efficacemente la quotidianità di casa Mann, giacché si dimostra capace di delineare i tratti dei tanti familiari e conoscenti che si traducono sovente nei personaggi degli acclamati romanzi e racconti usciti dalla penna di Thomas. E appare interessante notare la dimensione corale del testo, connotata spesso da gustosi dialoghi mediante i quali i caratteri dei diversi interlocutori vengono alla luce attraverso le loro parole.
Tóibín non trascura ovviamente di parlare dei successi di Mann, né del suo esilio vissuto tra Svizzera, Francia, Svezia e Stati Uniti; e non tralascia nemmeno di sottolineare come la vita della famiglia Mann – punteggiata da gioie e tragedie, nascite e morti, passione e disperazione – si intrecci con i mutamenti radicali e i grandi personaggi che hanno contrassegnato la storia del Novecento, da Mahler a Schönberg, da Werfel a Einstein, da Roosevelt a Truman. Emerge, nell’ambito familiare, la figura di Thomas nelle vesti di patriarca, una sorta di capostipite che si occupa continuamente e premurosamente della numerosa comunità, formata da moglie, figli, fratelli, nipoti e parenti vari. Le pagine dedicate a queste sue sollecitudini sono veramente deliziose.
Ci troviamo insomma di fronte a una biografia dai toni tanto intimi quanto epici. Colpisce però che sia assente una disamina dell’elemento ironico, davvero fondamentale nella narrativa di Mann: una trattazione dell’argomento avrebbe certamente arricchito un’opera già di notevole spessore. Riguardo poi alla versione italiana, la traduzione di Giovanna Granato non appare talvolta inappuntabile. Si tratta, in ogni caso, di imperfezioni che non pregiudicano la qualità complessiva de Il Mago: una biografia – si ribadisce – pregevole e meritevole pertanto di particolare attenzione.