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Francesco Alfieri, professore di Fenomenologia della religione alla Pontificia Università Lateranense, e Friedrich-Wilhelm von Herrmann, professore emerito di Filosofia all’Università di Friburgo, ultimo assistente di Heidegger (dal 1972 al 1976), propongono alla comunità scientifica il carteggio intercorso tra Martin Heidegger e il fratello minore Fritz negli anni che vanno dal 1930 al 1949. «L’unica persona che egli ha realmente è suo fratello», scriveva Hannah Arendt nel 1952, riferendosi all’affetto di Martin per il fratello Fritz.
Per il tono affettivo, sincero e autentico con cui sono scritte, queste lettere sono importanti per un approfondimento della comprensione diacronica dell’opera di Martin Heidegger. C’è un’altra ragione che spinge a una loro lettura attenta: l’odierna «questione Heidegger», relativa al suo presunto antisemitismo. Il lettore sarà messo nelle condizioni di poter leggere i passi più delicati sine glossa.
Con questo lavoro i due curatori proseguono l’impegno del loro precedente volume Martin Heidegger. La verità sui «Quaderni neri», un attento studio filologico che mostrava come, per poter interpretare ogni passo heideggeriano, occorra inserirlo all’interno dell’orizzonte sistematico più ampio che lo stesso filosofo ha delineato.
Il presente carteggio permette di comprendere Heidegger in modo più completo, e dunque più vero: oltre all’aspetto squisitamente intellettuale, emerge anche quello politico, insieme alla sua umanità, soprattutto in riferimento a un momento molto delicato della storia. Quando la politica del Reich si manifesta apertamente, e anche quando l’Università si rende ostile al filosofo tedesco, egli reagisce, lontano da Friburgo, con un silenzio non sterile, ma gravido di futuro e di pensiero nella Hütte di Todtnauberg. Si rende conto che l’unico possibile contraltare all’enorme distruzione che il nazionalsocialismo sta provocando è la preparazione della ricostruzione attraverso una nuova via di un pensiero volto a «“istituire” (stiften) il linguaggio che lo sostenga nel percorrere il sentiero dove è raggiunto dall’essere per mezzo dell’esperienza di quel pensare meditativo che non ha nulla da spartire con il funzionale e troppo utilizzato “pensiero calcolante”» (p. 193). In una lettera del 24 marzo 1937 il filosofo dice: «Dobbiamo fare in modo di custodire in noi stessi la primavera e l’emergente forza della creatività» (p. 55); e il 24 settembre del 1938 scrive: «Il terribile spettro della guerra continua a comparire all’orizzonte. Spero tuttavia che venga scacciato ancora una volta, e che la meditazione abbia la meglio sulla cieca violenza» (p. 60).
In questo volume sono pubblicate 116 lettere: 34 in forma integrale; le restanti 81 con dei tagli, a causa del riferimento a familiari ancora in vita; la famiglia Heidegger, infatti, ha deciso di non renderle ancora di pubblico dominio. Ci sono 8 lettere di Fritz, e 108 di Martin, inviate al fratello e ai suoi familiari. Questa edizione italiana ha il vantaggio di un apparato critico nelle note, che colloca le singole lettere all’interno della totalità del carteggio contenuto nell’archivio di Marbach, già attentamente studiato dai curatori, ma non ancora integralmente pubblicato.
Viene anche presentato, in appendice, Un repertorio fotografico inedito, nel quale è di particolare interesse la foto 16, che documenta l’incontro tra Martin Buber e Martin Heidegger, avvenuto il 29 giugno 1957 sul lago di Costanza, dove i due avrebbero dovuto tenere un simposio.
MARTIN HEIDEGGER – FRITZ HEIDEGGER
Carteggio 1930-1949
a cura di FRANCESCO ALFIERI – FRIEDRICH-WILHELM VON HERRMANN
Brescia, Morcelliana, 2018, 240, € 25,00.