La Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e l’Istituto Siciliano di Studi Patristici hanno promosso un dialogo sul rapporto tra i cristiani e la città nella letteratura antica. Un’esposizione sintetica dell’intero percorso investigativo è stilata da Arianna Rotolo nelle prime pagine del libro. Noi presentiamo soltanto il filologico che guida i tanti contributi, sostando brevemente su alcune relazioni da noi giudicate centrali per l’insieme della riflessione teologica.
Lo stimolo alla ricerca viene dalla Bibbia stessa, perché, come spiega Giuseppe Bellia, con la vicenda di Caino prima, e della torre di Babele poi, inizia la costruzione della città terrena con le sue valenze ambigue. Già Isaia sognava una città in perfetta armonia con l’intera creazione: la sua scuola descriverà una Gerusalemme rinnovata, nella quale confluiscono tutte le genti. La Lettera agli Ebrei corona quel discorso: noi attendiamo la città dalle salde fondamenta.
Gli stimoli biblici sono confrontati con la realtà dei primi secoli della Chiesa. Nella grande varietà e diversità di riflessioni, emerge il De civitate Dei di sant’Agostino. Questa opera susciterà la riflessione successiva, costellata da una grande varietà di interpretazioni. Ne traccia un breve percorso, fino ai nostri giorni, Marco Rizzi, che mette in risalto uno stimolo valido per l’oggi: la Chiesa è segno visibile dentro la città, al servizio della stessa città, dove disegna una forma di cittadinanza che è altrove nella sua pienezza, ma che in qualche misura è possibile avvicinare qui e ora, nonostante il persistere del male.
La dialettica tra la città terrena e la città celeste ha influenzato l’arte figurativa delle catacombe, ma si è espressa soprattutto nelle antiche basiliche. Francesca Paola Massara documenta questa realtà, anche con fotografie, nel celebre duomo di Monreale e in alcune basiliche romane.
Preziosi sono anche gli altri contributi, che allargano gli orizzonti della riflessione sulla civitas. Noi accenniamo soltanto all’apporto di Biagio Amato, il quale colloca il pensiero di Agostino nella vita personale del grande pensatore e nelle vicende politiche ed ecclesiali del suo tempo. Il lettore rivive la ricchezza e la profondità della cultura greco-romana e assapora al tempo stesso la chiarezza e la competenza con la quale Amato espone la dottrina della grazia, chiave di volta del pensiero «politico» di Agostino.
Questo libro è un momento significativo di dialogo tra esperti. È importante tenerlo presente per cogliere l’indole della pubblicazione.