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È possibile riproporre oggi l’esperienza della sinistra sociale e del popolarismo di ispirazione cristiana? A questa domanda risponde Giorgio Merlo, giornalista attivamente impegnato in politica, ripercorrendo l’esperienza umana, sindacale, politica e istituzionale di Franco Marini, recentemente scomparso, che di quella corrente di pensiero e azione politica è stato esponente di spicco.
Marini si impegna nel sindacato da giovanissimo, fino a essere eletto segretario generale della Cisl. Diventa il naturale leader della corrente Forze Nuove nella Dc, poi ministro del Lavoro, deputato, parlamentare europeo, senatore e presidente nel Senato, per giungere infine nel 2013 alla candidatura alla presidenza della Repubblica, «fermata dai franchi tiratori dell’alleanza di centro sinistra» (p. 116).
«Sempre un Popolare. Vero. Autentico. Coerente e coraggioso» (p. 57). Un uomo che non ha mai scalfito o attenuato questa sua cultura, questo pensiero politico nel sindacato e nei partiti che lo hanno visto protagonista, convinto che i valori della tradizione popolare e del cattolicesimo sociale dovessero essere conservati, «nel passaggio dalla Dc al Ppi, poi dal Ppi alla Margherita e al Pd» (ivi). Ciò si vide in particolare quando, dopo la fine irreversibile della Dc e la nascita del Ppi, alle elezioni politiche del 1996 egli si pose «il problema di una scelta netta e senza equivoci» (p. 92): Buttiglione scelse la strada dell’alleanza con la destra, al contrario di Marini, che non aderì a quella che l’autore definisce «deriva conservatrice» (p. 93).
Merlo non dà vita tanto a una commemorazione quanto a un intenso ricordo in cui si trova umanamente coinvolto, ed è convinto che le ragioni che hanno animato l’azione di uomini come Marini mantengano «per la stessa prospettiva del movimento cattolico italiano, almeno per la sua componente più popolare e sociale, una bruciante e forte attualità» (p. 79), anche «alla luce dello straordinario e fecondo magistero di papa Francesco» (p. 102).
Soprattutto in un momento storico di povertà dell’etica civile e di crisi della cultura popolare e dell’appartenenza politica, l’autore conclude che, pur non potendosi parlare di eredi diretti, Marini lascia comunque «una ricca eredità» (p. 97) e ne individua i capisaldi essenziali. Innanzitutto, l’importanza della politica, vista come «vocazione al servizio degli altri» e «luogo decisivo per affrontare e risolvere i problemi della società» (p. 110); poi il ruolo del partito politico, strumento democratico fondamentale anche per la formazione di una nuova classe dirigente, stando lontani dalle degenerazioni della spettacolarizzazione e dei «partiti del capo». Ultimo e non meno importante, l’esempio e lo stile di vita, «cultura del comportamento e cultura del progetto», che portano a unire «la credibilità del comportamento personale con la lungimiranza di un disegno politico» (p. 113).
GIORGIO MERLO
Franco Marini, il Popolare
Roma, Edizioni Lavoro, 2021, 120, € 15,00.