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Ogni vita spirituale, per dirsi realmente autentica e creativa, deve relazionarsi alla sete: essere cioè «assetata» di Dio e riconoscere a sua volta la sete di Dio nei confronti dell’essere umano. Lungi dal rappresentare una limitazione invalidante, la sete mette in discussione il quadro abituale dell’esistenza, venendo a costituire un’opportunità per la ricerca esistenziale, rilanciando la vita in profondità, rivelando finalmente i desideri più profondi dell’uomo.
In questo volume l’arcivescovo José Tolentino Mendonça, studioso, poeta, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, declina un’esperienza antropologica essenziale, semplice, trasversale come quella della sete, intendendola primariamente come scuola di conoscenza di se stessi e di Dio.
Come dichiara nell’introduzione, egli ha iniziato ad approfondire questo tema dopo aver ricevuto l’inaspettata telefonata di papa Francesco che lo invitava a guidare gli Esercizi spirituali suoi e della Curia romana. Sono state allora le parole di Antoine de Saint-Exupéry, riecheggianti nella sua mente al termine della conversazione con il Papa, a rivelarsi decisive: «Se vuoi costruire una barca, non radunare i tuoi uomini e donne per dare loro degli ordini, per spiegare ogni dettaglio, per dire loro dove trovare tutto quel che serve. Se vuoi costruire una barca, fai nascere nel cuore dei tuoi uomini e donne il desiderio del mare» (pp. 8 s). Il desiderio, infatti, è il vero protagonista di questo testo, che aiuta il credente, come pure il non credente, a solcare il mare agitato della radicale e inestinguibile domanda di senso.
Come la grande scrittrice statunitense Flannery O’Connor definiva la malattia una «benedizione del Signore», un’esperienza «molto più istruttiva di un lungo viaggio in Europa», così mons. Tolentino riflette, con uno stile chiaro e intenso, sulla portata di un’altra «apparente» privazione: una sete intesa come necessaria condizione dinamica, propulsiva, affinché l’uomo esplori la verità sulla propria condizione di creatura. Perché il motore della ricerca esistenziale si avvii, l’autore chiarisce un necessario «preliminare»: il cuore deve e può aprirsi con stupore e fiducia a un Dio che per primo ha sete di raggiungere la sete stessa dell’uomo. Un Dio che cerca e vuole bere da lui, come Gesù con la Samaritana. Un Dio misericordioso, dunque, che attende l’uomo per dargli pace, per arrestarne il vagare casuale e per indicargli invece il vero cammino.
L’incompletezza umana, il suo essere «in costruzione» necessitano di quell’acqua della vita che Dio da sempre riserva a chiunque sia in grado di richiederne, a chiunque sia in grado di percepire la propria inadeguatezza e faccia appello alla propria volontà di vincerla, a chiunque cioè sia in grado di porsi come soggetto desiderante, proteso non verso la trappola della compulsiva soddisfazione materiale, ma verso un rapporto con un’alterità che lo supera e con cui ha bisogno di entrare in dialogo.
«L’acqua è insegnata dalla sete», scriveva Emily Dickinson, citato dall’autore (a p. 29): il desiderio che sussiste in ogni essere umano, anche se è occulto o sepolto sotto detriti esistenziali, è dunque desiderio di senso e verità che rivela Dio e a Dio rimanda. «Il desiderio – precisa mons. Tolentino – è una mancanza mai completamente soddisfatta, è una tensione, una ferita sempre aperta, un’interminabile esposizione all’alterità. Il desiderio è un’aspirazione che ci trascende e non determina, come la necessità, un termine e un fine. La necessità è una carenza contingente del soggetto. L’infinito del desiderio è desiderio di infinito» (p. 45). Un desiderio che non è possesso, ma aspettativa, è dunque la bussola che ci orienta verso Dio, non facendoci cadere nella tentazione dell’autosufficienza e dell’autoreferenzialità.
Eppure non è facile riconoscere di avere sete, non è facile entrare in contatto con questa, perché ci si difende da un’esperienza dura, devitalizzante, sfibrante; ma questo primario atto di riconoscimento è necessario affinché si avvii un processo di discernimento spirituale. «La sete ci esprime – scopriremo», scrive mons. Tolentino, guidando con entusiasmo e fermezza il lettore all’ascolto profondo del proprio spazio interiore e al discernimento della propria condizione ontologica di essere «assetato».
La sete dunque, come viene incisivamente mostrato in questo saggio, se riconosciuta e abbracciata, da limite diviene risorsa, esperienza ustionante di assoluto, preghiera ininterrotta, opportunità straordinaria di mantenere una relazione autentica con il Dio vivo.
JOSÉ TOLENTINO MENDONÇA
Elogio della sete
Milano, Vita e Pensiero, 2018, 152, € 14,00.