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Il testo che presentiamo è la riproposizione, nella trascrizione integrale, di un confronto pubblico avvenuto nel 2000, presso il Teatro Quirino di Roma, tra Joseph Ratzinger e Paolo Flores d’Arcais. L’incontro, moderato da Gad Lerner, si svolse attraverso una discussione intorno alla domanda «Dio esiste?» e fu successivamente pubblicato nel 2005, come quaderno di Micromega.
Il volume intende restituire esattamente tale dibattito e portare l’attenzione sulle questioni che lo animarono e appassionarono, quali la verità, la fede e la ragione o, meglio, le ragioni del credente e del non credente.
L’inizio, dunque, è una domanda che rimanda al bisogno di confrontarsi con l’assoluto della verità nel tempo della crisi della religiosità, e che apre subito la discussione dalla prospettiva del credente. Ratzinger, infatti, sottolinea l’importanza che il cristiano parli al mondo e che in questa parola risuoni la necessità della comunicazione e la «ragionevolezza» della fede.
Il primo tema affrontato in questo confronto riguarda dunque il rapporto tra ragione e fede. Per Flores d’Arcais, la fede va riletta nell’ottica di un originario credo quia absurdum est. Ratzinger riprende il discorso, centrando l’attenzione sull’incontro tra la fede e la filosofia nei primi secoli del cristianesimo e, soprattutto, sulla ragionevolezza che nasce nell’esperienza di fede.
Fede e ragione, d’altra parte, sembrano entrare in conflitto non semplicemente su quello che nel dibattito emerge come lo scandalo della croce, ma soprattutto sulla risurrezione di Cristo, che costituisce lo scoglio più grande per una ragione che interroga la fede.
Se d’Arcais scorge qui un aperto contrasto, Ratzinger vi intravede l’eccedenza della fede, per cui la risurrezione rappresenta lo snodo attraverso il quale la ragione si apre all’eccesso del mistero che la supera. Tali questioni si intrecciano, nella discussione, con i problemi che riguardano la storia della Chiesa e del cristianesimo.
Il secondo punto del confronto, ripreso da d’Arcais, riguarda il rapporto del magistero, in particolare quello di papa Giovanni Paolo II, con la cultura illuminista. D’Arcais sostiene che dalle encicliche di Wojtyła emerge un atteggiamento di chiara condanna dei valori dell’Illuminismo, almeno in una loro degenerazione. Ratzinger apre alla discussione sul significato dell’Illuminismo e sulla necessità di ripensare, in maniera autocritica, la storia e l’evoluzione di alcuni princìpi illuministici.
Il confronto avanza, cercando punti di incontro e di possibile dialogo. La domanda sull’esistenza di Dio sottende questo confronto tra credente e non credente e si sofferma a considerare il fondamento comune di quei valori umani che possono essere universalmente condivisi. Tuttavia, è su tali questioni fondamentali che le strade si separano.
Da un lato, d’Arcais sottolinea il pericolo di una fede che supponga di portare in sé la «ragione». La storia dimostra che comportamenti umani differenti e contrastanti si sono tradotti in legge e che, dunque, non può esistere un diritto «naturale».
Dall’altro lato, Ratzinger invita a ripensare il concetto di natura nella teologia cattolica, mutuato dal concetto greco di physis, a tratti esasperato nella sua riproposizione magisteriale. Ad esso il teologo preferisce il concetto di «creazione»: nella creazione si fondano valori inalienabili e universali, come la sacralità della vita, che ogni legge deve garantire.
La creaturalità si lega indissolubilmente all’umanità e può diventare terreno di comprensione e di condivisione. Questa fondazione, però, non può essere accettata nella prospettiva non credente, afferma d’Arcais, ma si deve parlare piuttosto di diritti civili. La natura «non ci parla», non interagisce con noi; è solo con le nostre scelte responsabili che costruiamo il futuro.
In queste due prospettive a confronto non troviamo, infine, una conciliazione tra credente e non credente, bensì l’incontro di due visioni raccordate sulla capacità di ascoltare e ragionare.
Il dialogo, mediato da un terzo, resta aperto alla domanda e alla ricerca, ma soprattutto alla scelta di percorrere un cammino o l’altro, senza imporre una ragione sull’altra, come lo stesso Ratzinger osserva: «Bisogna imporsi quindi non con il potere, ma offrirsi all’evidenza della ragione e del cuore» (p. 21).
PAOLO FLORES D’ARCAIS – JOSEPH RATZINGER
Dio esiste? Un confronto su verità, fede, ateismo
Milano, Mimesis, 2022, 108, € 10,00.