|
«Non so se sono infelice perché non sono libera o se non sono libera perché sono infelice»: queste parole di Patricia (Jean Seberg) – la protagonista del film Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle, 1960) – esprimono la sfuggente inquietudine del regista Jean-Luc Godard (1930-2022), della sua epoca e del suo cinema.
Il film – racconto delle disavventure di un ladro di automobili, ricercato per l’uccisione di un poliziotto – è il primo rivoluzionario lungometraggio di Godard e pietra miliare del cinema mondiale. La citata frase di Patricia, sfuggendo a interpretazioni univoche, può costituire una cornice aperta in cui collocare e rileggere l’opera poliedrica del regista francese.
La ricerca inquieta di una libertà vitale, totale, incondizionata – cardine stilistico e tematico del cinema di Godard – si scontra con i limiti dell’essere situati in una determinata epoca e in un contesto sociale. Alla base di questa difficoltà possiamo trovare i limiti del linguaggio, della comunicazione e della relazione con l’altro.
Con Godard, dunque, siamo davanti a un disagio non pienamente decifrabile (come il suo cinema, del resto). Tuttavia, gli esiti di questa complessità sono drammatici sia a livello individuale (molti dei suoi film terminano con la tragica, e irrazionale, morte dei protagonisti) sia a livello sociopolitico (guerre, disuguaglianza sociale e tragedie dell’umanità sono un tema ricorrente nella sua cinematografia).
La ricerca sofferta e frustrata della libertà è in primo luogo tematica: è il centro delle vite, o degli atteggiamenti, dei protagonisti dei suoi film, spesso anarchici e illogici. Tuttavia la libertà di Godard è soprattutto stilistica.
A partire da Fino all’ultimo respiro, il regista francese non si è mai stancato di giocare con il linguaggio cinematografico, di rompere convenzioni stilistiche, in una ricerca quasi esasperante di nuove possibilità comunicative.
Ma chi era Godard? Qual è stato il suo contributo al mondo del cinema? E, soprattutto, perché è possibile amarlo e odiarlo nello stesso tempo?
***
JEAN-LUC GODARD. LIFE, FREEDOM AND LANGUAGE
Who was Jean-Luc Godard, the recently deceased French filmmaker and protagonist of world cinema? What was his contribution to the world of the seventh art? In addition, why should we love (or not) his cinema? The article presents Godard’s life and work in the light of a central characteristic of his art on the stylistic an thematic levels.: the stylistically: his restless search for a vital, total, unconditional freedom, in conflict with the limits of language, communication and relationship with the other.