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Questo volume di Carmine Di Sante ripercorre l’originale cammino fenomenologico ed ermeneutico della «teologia alternativa» di Armido Rizzi, evidenziandone le ragioni di fondo (capitoli 1 e 2, rispettivamente sulla de-ellenizzazione del cristianesimo e sul recupero del logos biblico) e mettendone a fuoco i nuclei tematici principali (capitoli 3-12), in ambito antropologico, cosmologico, cristologico e in quello del dialogo interreligioso.
La ricognizione che l’autore fa dell’itinerario speculativo di Rizzi inizia dalle ragioni teoretiche che condussero il teologo pavese, agli inizi degli anni Sessanta, a prendere congedo dalla metafisica di Tommaso d’Aquino, alla quale in precedenza aveva aderito con convinzione e passione. La sofferta rottura teoretica con il tomismo, che in Rizzi rimarrà come «un’impossibile nostalgia» (cfr «Per una teologia “alternativa”», 2013, p. 8), è efficacemente ricondotta da Di Sante all’inadeguatezza, da parte del logos tomistico-aristotelico, «a dire il Dio biblico» (p. 22). Questo perché la teologia classica aveva assunto il linguaggio simbolico della Bibbia semplicemente come figurativo, bisognoso cioè di essere fondato altrove, nel pensiero logico-argomentativo della filosofia greca. Così la teologia tommasiana penserà il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e di Gesù Cristo come l’Essere sussistente, e la creazione quale partecipazione alle perfezioni dell’essere divino.
Questo paradigma riflessivo poggia sulle categorie impersonali di natura e necessità, che mal si conciliano con i princìpi personalistici di alterità e libertà propri della Bibbia ebraico-cristiana. Siamo nel vivo del percorso di de-ellenizzazione del cristianesimo intrapreso da Rizzi e da lui inteso come ri-pensare il Dio della rivelazione ebraico-cristiana dentro l’universo simbolico della Bibbia. Da qui la scelta del titolo del libro di Carmine Di Sante, Dentro la Bibbia, che racchiude il senso della svolta teoretica nella ricerca teologica di Rizzi, di acquisizione della verità della rivelazione ebraico-cristiana come interpretazione del mito biblico. L’autore mette in luce proprio la novità dell’approccio di Rizzi nella considerazione del mito religioso, da assumere non quale rappresentazione ingenua e falsa della realtà, ma quale affermazione sui generis della sua verità costitutiva (cfr p. 48).
Nella sua forma di discorso mitico a base storica, la Bibbia configura l’ordine della realtà come non omologabile né al naturalismo della filosofia antica né all’individualismo della filosofia contemporanea, perché articola il senso della realtà come «alleanza» tra Dio e l’uomo: il mondo risplende nel suo statuto di casa ospitale solo in base alla decisione della libertà umana di farsi responsabile della volontà di bene di Dio. In sintesi, l’amore del Dio biblico non è da intendersi come energia attraente e attrattiva per tutto ciò che esiste nel cosmo, ma come benevolenza personale gratuita che raggiunge l’uomo nella forma della chiamata decentrante a operare la giustizia a favore del povero, condividendo con lui i beni della terra.
Ma come intendere il rapporto tra Antica e Nuova Alleanza? Il volume in disamina rende ragione dell’unità tra le due Alleanze e motiva il significato di compimento della Nuova per l’Antica nella proposta del teologo pavese. Nella sua persona, Gesù Cristo manifesta la soggettività radicalmente buona, come di colui che ha pienamente incarnato l’Alleanza veterotestamentaria. In particolare, con il perdono offerto nella sua passione e morte in croce, Gesù riattiva nel cuore dell’uomo la possibilità dell’alleanza con Dio: «Per Rizzi, Gesù reintegra l’alleanza tra Dio e l’uomo così come è stata disegnata da Israele e la reintegra con il dono del “perdono” e la “cancellazione del peccato”» (p. 73).
Il merito del volume di Carmine Di Sante sta anche nella presentazione della soluzione elaborata da Rizzi circa il rapporto tra il cristianesimo e le altre religioni, come pure tra il cristianesimo e la cultura post-moderna. L’evento Gesù Cristo non riserva la sua efficacia salvifica soltanto agli appartenenti alla Chiesa, ma questa raggiunge tutti gli uomini e tutte le religioni, ricostituendoli nella loro vocazione morale. Qual è, allora, lo specifico del cristianesimo? Di essere la religione dell’Evangelo, di essere cioè radicata e fondata esplicitamente sull’annuncio dell’evento salvifico universale di Dio in Gesù Cristo; di strutturare il proprio credo, il proprio rito e la propria morale attorno all’evento redentore universale di Gesù Cristo: «Nella predicazione, nei sacramenti, nella vita dei credenti la Chiesa proclama l’origine, l’essenza nascosta e la destinazione di ciò che si compie in ogni coscienza umana. Proclama che quella voce [la voce della coscienza] non viene né dal sangue né dalla cultura (per quanto l’uno e l’altra vi interferiscano), ma dall’amore eterno del Padre e dal mistero pasquale del Figlio» (p. 309; corsivo nel testo).
Dentro la Bibbia affronta con chiarezza e rigore le nuove prospettive che l’ermeneutica biblica di Armido Rizzi dischiude per una comprensione rinnovata del cristianesimo, in alternativa sia alla matrice greca della teologia classica, sia alla matrice razionalista e relativista di molta teologia contemporanea.
CARMINE DI SANTE
Dentro la Bibbia. La teologia alternativa di Armido Rizzi
S. Pietro in Cariano (Vr), Gabrielli, 2018, 384, € 25,00.