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Cos’è il populismo? Come possiamo definire il fascismo? Qual è il rapporto che, dal punto di vista storico e teorico, lega i due fenomeni? In questo saggio, con il quale ha portato a termine una ricerca ormai ventennale, lo studioso argentino Federico Finchelstein, docente di Storia alla New School for Social Research e all’Eugene Lang College a New York, li prende in esame entrambi e ne analizza le principali peculiarità, riuscendo inoltre a indicare i numerosi aspetti che li differenziano, dal momento che sembrano aver seguìto itinerari molto diversi. L’autore osserva pertanto come il fascismo abbia costituito una forma di dittatura politica, emersa spesso dall’interno dei vari sistemi democratici con il proposito di annientarli, e come il populismo invece sia scaturito da altre esperienze autoritarie e, nella maggior parte dei casi, abbia alterato o distorto i sistemi fondati sul pluralismo, sminuendone le qualità e trasformandoli in una «democratura», vale a dire in quella democrazia i cui tratti dispotici sono stati lucidamente individuati non molti anni fa dal saggista Predrag Matvejević.
L’autore esamina dunque le diverse tipologie del populismo venute alla luce recentemente e arrivate talora al potere. Sottolinea come simili movimenti tendano a nascere e prosperare in contesti caratterizzati dall’esistenza di profonde tensioni provocate dall’insorgere di crisi economiche o da una rovinosa perdita di credibilità accusata dal sistema dei partiti: circostanze nelle quali essi provvedono a enfatizzare sia la questione della scarsa rappresentanza politica, giacché molti individui ritengono che le proprie preoccupazioni siano ignorate dai governi, sia quella della crescente disuguaglianza socioeconomica, che induce un gran numero di persone a condividere posizioni di stampo radicale e nazionalista.
A questo punto occorre evidenziare un altro aspetto dell’analisi di Finchelstein: egli storicizza dapprima il fenomeno, mettendo in relazione passato e presente; procede poi ponendo a confronto Nord e Sud del mondo, Europa e America Latina, Stati Uniti e Medio Oriente. Il populismo viene così studiato da varie prospettive, andando ben oltre il punto di vista nazionale o regionale. Ad accomunarne le tante tipologie resta la natura «ambivalente», a proposito della quale lo storico scrive: «[Il populismo] si affermò come un regime che coniugava teorie e prassi democratiche con idee che in precedenza erano appartenute al fascismo, e che prima ancora erano state connesse al pensiero prerivoluzionario e antilluminista» (p. 17). Per concludere, poco dopo: «Questa combinazione fa emergere le dimensioni antidemocratiche del populismo. Allo stesso tempo, mostra che esso è un ibrido, poiché include elementi e procedure di tipo democratico».
Il populismo di oggi è però più xenofobo, intollerante e autoritario di quanto non sia mai stato e, soprattutto, riscuote un successo sempre maggiore. Rispetto al passato occorre inoltre rilevare come, nell’ambito di questa tradizione autoritaria, il razzismo abbia acquisito un ruolo sempre più centrale: il che spiega perché, in particolare nell’arco dell’ultimo decennio, si tende a confonderlo con il fascismo.
FEDERICO FINCHELSTEIN
Dai fascismi ai populismi. Storia, politica e demagogia nel mondo attuale
Roma, Donzelli, 2019, XIV-282, € 28,00.