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P. Silvano Fausti, gesuita (1940-2015), è una di quelle persone che hanno «lasciato il segno» nella maggior parte di coloro che l’hanno conosciuto. Non c’è quindi da stupirsi che sia stato facile raccogliere in questo libro un bel numero (una quarantina) di brevi testimonianze sulla sua figura e sul suo servizio, che si leggono d’un fiato e compongono un mosaico ricco e completo sulla personalità di un uomo che può ben dirsi un maestro spirituale dei nostri tempi.
C’erano due cose di cui Silvano si vantava fin da giovane: di essere un figlio della bresciana Val Trompia, e di essere nipote di un martire, il p. Giovanni Fausti, gesuita anch’egli, fucilato dai comunisti in Albania e recentemente beatificato.
Dottore in teologia a Münster, sotto la guida dell’attuale card. Walter Kasper, negli anni 1968-70 p. Silvano impara a confrontarsi in profondità con le grandi domande religiose del tempo: su Dio, sull’ateismo e la morte di Dio, sulla secolarizzazione e il suo significato, sul proprio inserimento nella Chiesa e nelle sue istituzioni, sulla testimonianza della vita religiosa nel mondo secolarizzato e così via.
Dall’ultima tappa della sua formazione religiosa come gesuita – il «Terz’anno di probazione» –, vissuta insieme ad alcuni confratelli e a p. Tomaso Beck, nasce una nuova comunità religiosa in ambiente popolare, in mezzo alla gente. Si vuole fare – in assoluta gratuità: questo è un aspetto essenziale – un servizio della Parola con attenzione anche a non credenti e a non praticanti, e si vuole svolgerlo insieme tramite letture regolari della Scrittura, proposte non come singoli, ma come comunità, che si nutre della Parola e l’annuncia. Troviamo qui i due elementi fondamentali che caratterizzeranno tutta la vita di p. Silvano: l’annuncio della Parola e la vita fraterna.
Nel 1978 questa comunità si trasferirà a Villapizzone, una cascina alla periferia di Milano in stato di abbandono, avviando una nuova esperienza comunitaria allargata, prima con una e poi anche con altre famiglie. Quest’esperienza, che continua tuttora, con suoi tratti caratteristici di vita fraterna, di accoglienza e di servizio, ha sempre avuto nelle letture bibliche, proposte regolarmente due volte la settimana, un elemento centrale.
È giusto aggiungere alcune osservazioni a proposito della lettura biblica praticata da p. Fausti. Essa è generalmente una lettura continua, e privilegia i Vangeli. Da alcune delle testimonianze raccolte nel libro cogliamo due parole che colpiscono in particolare. Nel suo scritto Lettera a Sila (1990), in cui p. Silvano si mette nei panni di san Paolo per parlare del futuro del cristianesimo nei nostri tempi, afferma: «Ti dico un grande segreto, che molti nel futuro ignoreranno: l’evangelizzazione si fa con l’annuncio dell’evangelo». Poi, in uno dei suoi ultimi articoli per la rivista Popoli, nel 2014, scrive: «È la croce di Gesù – distanza che lui ha posto fra sé e le nostre idee su Dio – che lo rivela Dio. Con buona pace di tutti, bisogna dire non: “Gesù è Dio”, bensì: “Dio è Gesù”. Il soggetto infatti è l’incognito di cui è noto il predicato. Ma Dio nessun teologo l’ha mai visto: è il “soggetto” del quale tutto parla, ma solo per analogia. Il suo “predicato” proprio e totale è Gesù».
Il ministero sacerdotale di p. Silvano si è allargato anche al servizio degli Esercizi Spirituali, dell’accompagnamento personale e del discernimento spirituale. In una delle testimonianze è detto con fondamento, da chi lo ha conosciuto bene, che «p. Fausti è una persona che ha avuto un ruolo importantissimo nella storia recente della lettura biblica in Italia».
Per svolgere questo servizio, rispondendo a moltissime richieste di missionari e missionarie per sessioni bibliche ed Esercizi Spirituali, p. Silvano ha dedicato soprattutto i tempi dell’estate a viaggiare nel mondo, recandosi spesso in Africa, ma anche in altri continenti.
Un altro campo di ministero che non va dimenticato è quello dei corsi estivi per i giovani a Selva in Val Gardena, dove p. Silvano ha aiutato generazioni di giovani a conoscere e amare la Scrittura, toccando in profondità innumerevoli persone con la sua testimonianza forte e assolutamente credibile.
La fase finale della vita di p. Fausti inizia nel gennaio del 2014, quando gli viene diagnosticato un tumore al pancreas, con una previsione di vita di pochi mesi. Questa tappa durerà invece più a lungo, per un anno e mezzo, con le prove che possiamo immaginare delle sedute chemioterapiche e del manifestarsi sempre più evidente del male. Ma verrà vissuta da p. Silvano in serenità e nella piena, abituale operosità permessa dalle forze restanti. Per chi gli stava vicino in comunità, questa è stata «la sua ultima lectio, la più lunga e forse la più bella, fatta non più con le parole, ma con la testimonianza edificante del modo di vivere la malattia e l’avvicinamento definitivo all’Amore della sua vita». Alla vigilia della morte, egli diceva ai suoi fratelli: «Per un anno e mezzo ho preso l’aperitivo, ed è stato ottimo. Chissà come sarà il banchetto!».
P. Silvano è morto il 24 giugno 2015. Possiamo veramente dire che il suo ricordo è «in benedizione», e che è giusto conservarlo per mezzo delle testimonianze raccolte in questo volume.
«Con tutta franchezza e senza impedimento». Ricordando p. Silvano Fausti
a cura di CARLO BELLAVITE PELLEGRINI – BEPPE LAVELLI
Milano, Àncora, 2018, 176, € 17,00.