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ABSTRACT – Come ogni anno, dal 1974 in poi, è stato pubblicato il Rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), che in questa edizione ha modificato il suo titolo, aggiungendo ad esso la parola «società». La crisi economica del 2008-14 ha manifestato infatti profonde trasformazioni che hanno modificato il tessuto sociale ed economico – uniti tra loro in modo inestricabile – in Italia e nel Mezzogiorno.
Il Rapporto indica che nel Mezzogiorno italiano si è manifestata una certa vitalità e ripresa nel corso del 2017. Ma la preoccupazione attuale è che la stagione di incertezza che si annuncia – anche dovuta alla realizzazione delle misure di politica economica e fiscale annunciate dall’attuale Governo – causi una frenata all’attività produttiva.
Durante la recessione, nel Paese – e nel Sud in particolare – si sono aperte ferite profonde, in termini di reddito e di occupazione, accrescendo le già rilevanti disuguaglianze interne. Nel Sud, in particolare nei primi 6 mesi del 2018, sono cresciuti di 140.000 unità i contratti a tempo determinato, mentre se ne sono perduti 34.000 a tempo indeterminato. Si parla perciò, per il lavoro nel Mezzogiorno, di una «trappola della precarizzazione», dalla quale è sempre più difficile venire fuori. La qualità dell’occupazione quindi peggiora Inoltre, in questi anni la struttura occupazionale si è ridefinita a sfavore dei giovani, e non soltanto per gli effetti della demografia.
Sì, perché il problema demografico sta sorprendentemente assumendo un ruolo primario nella questione meridionale. Il Mezzogiorno è diventato la parte meno fertile d’Italia, mentre continua l’esodo dal Sud verso il Nord e verso l’estero da parte di giovani: se nell’età d’oro dello sviluppo emigravano masse di sottoproletari di ogni età, prevalentemente maschi e contadini, negli ultimi decenni emigrano gruppi di dimensioni più ridotte, ma culturalmente formati, spesso laureati, di maschi e femmine di età più giovane.
Il Rapporto lamenta che in Italia al tema della povertà e dell’esclusione sociale non ha mai corrisposto un adeguato impegno politico per varare misure adatte a contrastare il fenomeno, come avviene in quasi tutti gli altri principali Paesi europei. Se l’introduzione del Reddito di inclusione (Rei) dall’1 gennaio 2018, seppur con una dotazione finanziaria del tutto inadeguata, ha rappresentato un segnale positivo, la soluzione immaginata dell’attuale Governo, sebbene disponga di maggiori risorse, sembra limitarsi al sussidio economico, in aree in cui le strutture pubbliche che offrono servizi al cittadino sono decisamente deboli. C’è quindi il rischio di ricadere nell’intervento assistenziale senza che il Reddito di cittadinanza consenta il reintegro, dal lato dell’offerta, di coloro che sono espulsi dal mercato del lavoro.
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THE ECONOMY AND THE SOCIETY OF SOUTHERN ITALY
This article presents the Svimez 2018 Report, which shows the economic and social situation of Southern Italy and its increased vitality and recovery in 2017. Today, however, there seems to be a slowdown, partially due to unfavorable international factors and the absence of a structured development plan that is coordinated on a national and European level. Southern Italy, from a demographic point of view, has become the least fertile part of Italy, and the exodus of young people continues– often graduates – from the South to the North and abroad. The resources destined for the South must be increased and destined to create employment, otherwise what arrives there will be destined as a form of assistance, which does not generate development.