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La rapida ascesa della Cina nel contesto mondiale odierno è al centro dei cambiamenti economici e geopolitici in corso. I rapporti fra l’Occidente e la Cina sono perciò oggetto continuo di analisi e narrazioni che influiscono profondamente sugli atteggiamenti culturali e sugli orientamenti politici. Non è raro sentir parlare di «nuova guerra fredda», per analogia con la «vecchia guerra fredda» fra mondo occidentale e blocco sovietico dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Ma, secondo i Curatori del volume, questo è sbagliato da un punto di vista storico e rischioso per il futuro, perché può spingere verso uno scontro frontale: una tragedia che si può e si deve evitare. Essi si propongono perciò di «decostruire» tale narrazione, proponendoci una serie di saggi di autori europei e cinesi, dedicati a temi diversi e con angolature differenti.
I primi cinque saggi intendono ripercorrere momenti e problemi del rapporto fra Stati Uniti, Europa e Cina durante la «vecchia» guerra fredda: Guerra di Corea; rapporti fra Cina e Unione Sovietica; rivoluzione culturale promossa da Mao; normalizzazione dei rapporti fra Cina e Stati Uniti al tempo di Nixon e Kissinger; avvento di Deng Xiaoping e delle riforme; crisi del 1989; dissoluzione dell’Unione Sovietica ecc. Attraverso vicende così complesse, contrariamente alle attese di molti in Occidente, il Partito comunista cinese consegue grandi successi nella modernizzazione del Paese, che gli permettono di definire «un proprio modello politico-sociale capace di coniugare più ampie libertà sul piano economico con un sistema politico autoritario e uno stretto controllo sul piano ideologico» (p. 103). Questo continua anche dopo l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) nel 2001 e provoca la «delusione» dell’Occidente.
Un saggio di Agostino Giovagnoli – «Il conflitto delle narrazioni» – mette a fuoco le diverse prospettive in cui viene letta (soprattutto negli Stati Uniti) la nuova situazione determinata dall’ascesa cinese. Si va dallo «scontro delle civiltà» di Huntington all’incontro Usa-Cina di Kissinger, e all’idea oggi piuttosto diffusa della «nuova guerra fredda». A questa Giovagnoli oppone decisamente la non inevitabilità dello scontro e la proposta di «un bipolarismo responsabile, in vista di un nuovo ordine mondiale adeguato al multipolarismo del XXI secolo» (p. 138).
I saggi successivi affrontano temi più specifici: le relazioni culturali e scientifiche sino-europee; la transizione ecologica; la sinizzazione dell’industria digitale mondiale; la questione di Taiwan; il punto di vista cinese sulla guerra in Ucraina e sulle relazioni internazionali. L’articolo di Huang Jing, esperto cinese di relazioni internazionali, che tratta di questo ultimo argomento, è probabilmente il più interessante del volume. Considera la guerra in Ucraina disastrosa e afferma che essa presenta la Russia come potenza distruttrice, mentre la Cina vuole essere costruttrice. Sostiene pure che la Cina vuole mantenere e migliorare l’ordine internazionale esistente e desidera che gli Stati Uniti abbiano stabilità e prosperità, perché questo è anche nel suo interesse. Invita a comprendere la Cina, che ha alle spalle una grande storia, ma continua a ricordare di aver sofferto il «secolo delle umiliazioni» subite a opera delle potenze colonialistiche occidentali dopo le guerre dell’oppio, e ora si ritiene potenzialmente il «numero uno» del mondo, che deve garantire benessere a 1,4 miliardi di persone. Come viene ricordato più volte nel volume, si deve riflettere sul fatto che ogni anno 134 milioni di cinesi vanno all’estero e ritornano liberamente a casa loro.
Per quanto riguarda invece il cambiamento di mentalità necessario nella cultura cinese per assumere un punto di vista più aperto, è interessante la lunga intervista di Elisa Giunipero a Ge Zhaoguang, autorevole cultore di Global History, che invita i cinesi a «guardare alla Cina con gli occhi degli altri, attraverso lo studio dei loro testi e documenti» (p. 269). Completano il volume due contributi che illustrano le posizioni dell’Europa e del Vaticano riguardo alla Cina. Essi puntano direttamente nella direzione di evitare lo scontro fra Occidente e Cina, cercando vie concrete di dialogo, nonostante le difficoltà.
È un volume denso, che aiuta a comprendere meglio problemi e punti di vista diversi, per guardare con maggiore obiettività, senza ingenuità e senza catastrofismi, a una questione centrale del mondo di oggi e di domani.