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Come si fanno i santi? «Diranno gli eretici, e con ragione, che […] a Roma, dove (secondo loro) tutto è politica ed artifizio, […] i Gesuiti conducono i Papi ed i Cardinali come vogliono, ed i santi non si fanno per meriti, ma per favori, per danari, o per accreditar quelli che hanno scritto in vantaggio della potestà pontificia» (p. 47). Così argomentava nel Settecento il cardinale Passionei a proposito di una possibile canonizzazione del Bellarmino, figura sempre molto discussa, con numerosi avversari e detrattori anche all’interno della Chiesa.
In occasione del quarto centenario della sua morte, Montepulciano ha onorato il suo eminente concittadino con un Convegno internazionale, di cui questi Atti testimoniano il notevole interesse. Gesuita profondamente fedele allo spirito ignaziano, san Roberto Bellarmino fu uomo dalle vaste competenze, insieme di preghiera e di studio, predicatore, pastore, catechista, teologo, biblista, linguista, e visse in un periodo estremamente complesso per la vita della Chiesa, trovandosi profondamente coinvolto in molte delle questioni che caratterizzarono la Controriforma.
Le monumentali Disputationes, il «compendio più esaustivo dell’ortodossia tridentina» (p. 95), e le due versioni del catechismo in italiano, la Dichiaratione più copiosa e la Doctrina christiana breve, «dallo stile semplice e immediato» (p. 260), furono tra i primi bestseller dell’epoca tipografica e testimoniano la versatilità dell’ingegno dell’autore e del suo magistero. Bellarmino è impegnato da una parte come teologo in una discussione sistematica dei temi di controversia versus i protestanti, dall’altra come catechista nella stesura di un sussidio il più unitario e completo possibile per un agevole apprendimento e un’adeguata formazione cristiana.
Egli non fu solo il principale polemista cattolico dell’epoca, ma ebbe un ruolo centrale nella sofferta edizione corretta e autentica della Bibbia, trovandosi nella necessità di giustificare gli errori presenti nell’edizione curata da Sisto V senza condannare gli atti del Papa, ma insieme evitando di approvare una versione scorretta del libro sacro. Per questo «dovrebbe essere considerato come colui che ha agito disinteressatamente per il bene della Chiesa e dei fedeli? O dovrebbe essere visto come coinvolto in un insabbiamento disonesto?» (p. 19). Bellarmino svolse anche un ruolo piccolo ma fondamentale nell’affare Galileo e partecipò alle controversie sul papato, finendo anche temporaneamente all’Indice per aver posto limiti al potere temporale dei papi.
Quando gli giunse notizia che il concittadino e amico De Nobili, missionario in India, si era fatto bramino, gli scrisse una dura lettera; venendo poi a sapere dall’arcivescovo del luogo che si era trattato di una scelta dolorosa ma necessaria per entrare in contatto con la parte più colta della popolazione, «esultò di gioia» (p. 142), riconobbe con sollievo di essersi sbagliato e diventò un suo valido appoggio in un’ennesima complessa questione.
Gli interventi del Convegno hanno dato risalto anche a contributi epistolari, editoriali e archivistici e approfondito i vari aspetti della personalità di san Roberto, inquadrandolo, con la Compagnia di Gesù, nel contesto storico e culturale del suo tempo. Fra gli argomenti affrontati, di particolare interesse è la figura di Mary Ward, dal pensiero straordinariamente moderno, che sembra aver compreso in anticipo sui tempi «come le donne, pur nella loro specificità, possano avere un ruolo attivo e costruttivo nella religione e nella vita quotidiana» (p. 71).
Il processo di canonizzazione, iniziato subito dopo la morte di Bellarmino, fu interrotto e ripreso più volte, concluso soltanto dopo tre secoli, nel 1930, e seguito nel 1931 dalla proclamazione del Santo a dottore della Chiesa. «Questa storia ci costringe a riconoscere che la santità non è una qualità assoluta, come la massa fisica o la pressione dell’aria» (p. 22): dipende molto dalla qualità della persona, ma anche dalle circostanze storiche.
Divide i lettori anche la sua autobiografia, «oggetto dei maggiori attacchi degli avversari»; qui l’uomo ormai vecchio scava nei suoi ricordi «con disarmante sincerità», e viene messo a nudo «il difficile, forse impossibile equilibrio fra il mondo tangibile della convenienza politica e quello impalpabile della vocazione soprannaturale che sta dietro al concetto stesso di santità» (p. 46).