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Cultura e società

Vivere la fede nella prospettiva della fine

Marc Rastoin

16 Novembre 2019

Quaderno 4066

(Unsplash/Daiga Elleby)

Il contesto dell’articolo. La gravità della crisi ecologica che sta vivendo il Pianeta stimola la creatività di sceneggiatori e scrittori, saggisti e filosofi, che reagiscono alle questioni che solleva.

Perché l’articolo è importante?

L’articolo si pone la questione di come agire giustamente in un mondo che corre a tutta velocità verso una possibile «apocalisse». E lo fa a partire da un film americano e da un saggio francese usciti negli ultimi due anni.

Il film è First Reformed – La creazione a rischio di Paul Schrader, noto negli Stati Uniti per aver scritto la sceneggiatura di Taxi Driver. Il libro si intitola Le Mal qui vient («Il Male che viene»), saggio del filosofo e psicanalista francese Pierre-Henri Castel.

Dopo aver analizzato le due opere, si osserva che anche se i due autori provengono da contesti culturali e intellettuali estremamente differenti, essi condividono tuttavia interrogativi comuni, in particolare sul senso da dare alla natalità in un mondo il cui orizzonte sembra divenire sempre più oscuro. Tende infatti a diffondersi una forma di maltusianesimo radicale, in veste eco­logica ed etica.

L’articolo dunque si sofferma sulla necessità che le coscienze credenti siano in grado di dare un’alternativa ragionevole e al tempo stesso evangelica a questa inaccettabile soluzione maltusiana. L’azione dei cristiani nel mondo per favorire il bene e la vita d’altra parte non poggia sulla convinzione intellettuale che tutto andrà bene e che la storia finirà con una società perfetta.

Infine, si riflette su due pericoli che possono minacciare i credenti davanti alla prospet­tiva della fine: un fideismo attendista, che giustificherebbe l’assenza di azioni decisive a favore della vita e dell’ambiente, e un pelagianesimo attivista, che riterrebbe di poter garantire la salvezza dell’umanità con i pro­pri sforzi.

Quali sono le domande che l’articolo affronta?

  • Ha senso accogliere dei figli in un mondo che sembra correre verso un baratro?
  • L’umanità sarà capace di una conversione profonda dei suoi modi di vivere?
  • Quale ruolo può svolgere la fede cristiana in questo futuro?

***

TO EXPERIENCE FAITH WITH THE END IN MIND

The seriousness of the planet’s ecological crisis is stimulating the creativity of writers and screenwriters.  It is also driving essayists and philosophers to address the issues it raises decisively.  Commencing with an American film and subsequently a French philosophical essay, both of which have been published in the last two years, this article aims to provide intellectual sustenance on the following questions: how can we continue to hope for the future of humanity? Is it reasonable to hope for decisive action from our political leaders, and in the effectiveness of collective and global awareness regarding the changes needed? Will humanity be capable of withstanding the necessarily profound change of its ways of life? What role can the Christian faith play in the future? The question of the legitimacy of the birth rate in Western Countries is also examined.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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Vivere la fede nella prospettiva della fine

Marc Rastoin

Corrispondente dalla Francia per La Civiltà Cattolica. Professore di esegesi biblica alle Facultés Loyola Paris e al Pontificio Istituto Biblico.


16 Novembre 2019

Quaderno 4066

  • pag. 313 - 326
  • Anno 2019
  • Volume IV

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