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Cultura e società Scienza e tecnologia

Rivisitare il bene comune nell’era digitale

Julio L. Martínez

16 Maggio 2020

Quaderno 4078

Map pin flat of city, global business and network connection lines. (iStock/tampatra)

Il contesto dell’articolo. Nel cambiamento epocale che caratterizziamo con il nome di «rivoluzione digitale» di fatto convergono non soltanto tecno­logie digitali, ma anche tecnologie fisiche e biologiche: il tutto contribuisce a una trasformazione culturale di portata enorme.

Perché l’articolo è importante?

La premessa dell’articolo è che trovandosi in questo crocevia epocale, l’umanità ha urgentemente bisogno di criteri etici per orientare bene l’uso del potere tecnologico e le sue implicazioni. Anche perché viviamo un’acuta ambivalenza: raggiungiamo conquiste incre­dibili, ma non sappiamo, o non vogliamo sapere, come risolvere questioni fondamentali in cui è messa in gioco la dignità umana. Tra le questioni aperte ed esaminate ci sono le implicazioni della «cultura della virtualità reale» – nella quale i concetti stessi di tempo e spazio mutano – del digital divide, delle trasformazioni del lavoro e quelle della tecnopolitica.

La tesi dell’articolo è che il bene comune, categoria fondamentale del pensiero sociale cristiano, si può trasformare in criterio centrale per pensare e praticare la politica e per orientare l’e­conomia in questa era tecnologica tanto potente quanto ambigua. Esso può offrire una ricca serie di criteri – inclusione, giustizia come partecipazione, sussidiarietà, cultura dell’incontro – che possono fare da antidoto alla meschinità, al tatticismo elettorale e alla tecnocrazia, nonché da vaccino per prevenire sia l’universali­smo astratto sia il localismo folcloristico.

Infine, in questo quadro, è necessaria un’adeguata antropologia che dia la base per comprendere oggi le relazioni tra gli esseri umani, e tra questi e la tecnologia, e tra questi e le altre creature. Può essere l’apporto essenzia­le della categoria dell’«ecologia integrale» di papa Francesco all’Agenda 2030.

Quali sono le domande che l’articolo affronta?

  • Ciò che possiamo fare (sotto il profilo tecnico, fisico o psicologico) lo dobbiamo fare effettivamente? E come?
  • In che modo il principio del «bene comune» può essere il criterio-guida per una nuova etica digitale? 

***

REVISITING THE COMMON GOOD IN THE DIGITAL AGE

Humanity is at a crossroads where it urgently needs an ethical criteria to guide the use of technological power and its implications. The category of the “common good”, which is fundamental in the Church’s social thinking, has been adapted to the different social conditions and can offer a rich set of criteria  (for example, inclusion, participation, subsidiarity, culture of encounter) to think critically within the enormous transformations linked to digital, physical and biological technologies, which pose unimaginable challenges to humanity. To revisit the common good is an intelligent way of contributing to the defence of freedom and equality in current situations, responding to the important appeal coming from the Agenda 2030 and Pope Francis’ “integral ecology”.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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Rivisitare il bene comune nell’era digitale

Julio L. Martínez

Professore di Teologia morale presso l’Università Pontificia Comillas di Madrid.


16 Maggio 2020

Quaderno 4078

  • pag. 328 - 341
  • Anno 2020
  • Volume II

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Bene comune Intelligenza artificiale Questioni etiche

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