(iStock/erikreis)

«NOI», NON «LORO»: LA DISABILITÀ NELLA CHIESA

Quaderno 4069

pag. 41 - 52

Anno 2020

Volume I

4 Gennaio 2020
Voiced by Amazon Polly

Il contesto dell’articolo. Storicamente, le dichiarazioni della Chiesa cattolica sulla disabilità si sono mosse tra due posizioni estreme: la disabilità è stata considerata o come conseguenza del peccato originale – in certa teologia che per fortuna stiamo abbandonando – o come la grazia di soffrire per il bene di tutti. Due estremi scomodi, nessuno dei quali corrisponde all’esperienza vissuta dalla maggior parte dei disabili.

Perché l’articolo è importante?

Questo articolo cerca di presentare una sana comprensione della disabilità che si basa sulla Sacra Scrittura, sulla tradizione e, in particolare, sui documenti del Concilio Vaticano II. Una comprensione che supera il tradizionale «modello medi­co» adottato per parlare di disabilità, che vede questa condizione come un problema clinico da risolvere e la considera una deviazione «anormale» dalla «normalità». In questa logica, per alcuni la virtù non si trova nei di­sabili stessi né da essi può essere esercitata, ma sta nel «prendersi cura» di loro. Si dà per scontata la riduzione delle persone disabili a mero «oggetto di cura».

All’estremo opposto, è da superare anche la teoria «religiosa», che emerge per reazione, delle «anime vittime»: le persone con disabilità sono vittime predestinate a soffrire, senza aver peccato, a favore de­gli altri. Per fortuna, tale teoria non è mai entrata a far parte della teologia ufficiale della Chiesa.

La tesi di fondo dell’articolo è che le menomazioni fisiche o mentali sono semplicemente manifestazioni particolari dei limiti che appartengono all’umanità nel suo insieme: limiti assunti da Cristo stesso nell’incarnazione. Allo stesso tempo, esse mostrano l’interdipendenza, il bisogno di aiuto reciproco, di tutta l’umanità e la sua dipendenza da Dio. La disabilità così emerge come segno della vita divina a cui siamo chiamati: la «persona che si è fatta da sé» ed è capace di fare tutto da sola è un mito, sebbene ci piaccia fingere il contrario. 

Quali sono le domande che l’articolo affronta?

  • Perché e in che senso, anche da un punto di vista teologico, le persone con disa­bilità siamo tutti «noi»?

***

“US” NOT “THEM.” DISABILITY IN THE CHURCH

Historically, the Catholic Church’s positions on disability have moved between two extreme positions: it has either been considered as a consequence of original sin, or as the grace to suffer for the good of all. This article seeks to present a healthy understanding of disability based on Holy Scripture, tradition and, in particular, the documents of the Second Vatican Council. It argues that physical or mental impairments are simply manifestations of the limits that belong to humanity as a whole: limits assumed by Christ himself in the Incarnation. At the same time, they show the interdependence of all humanity and its dependence on God.

Per leggere l’articolo integrale, acquista il quaderno 4069.

Acquista il Quaderno

I disabili nella vita della chiesa

Una volta, quando ero giovane, mi trovavo in un supermercato con la mia famiglia. Una signora molto zelante si avvicinò ai miei genitori esprimendo il proprio dispiacere per il fatto che il loro povero figlio fosse cieco. Domandò: «Che cosa...