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Il contesto dell’articolo. In molte parti del mondo milioni di persone sono scese in piazza in questi ultimi mesi contro i loro governi e governanti, uniti dai problemi del graduale depauperamento dei ceti meno privilegiati e della disoccupazione dei giovani.
Perché l’articolo è importante?
Sebbene le rivolte dell’«autunno caldo» del 2019 abbiano diversi elementi in comune, a prescindere dai governi in carica e dai regimi politici interessati, l’articolo intende mostrare la comparazione più opportuna e stringente fra le rivolte o le insurrezioni che si sono avute in due Paesi arabi, cioè il Libano e l’Iraq.
Tali rivolte hanno principalmente due punti in comune:
- il rifiuto generalizzato della corruzione e dell’inefficacia dei governi in carica;
- il desiderio di superare in qualche modo la strumentalizzazione politica della religione.
L’articolo in premessa sottolinea che questa concordanza si verifica in due Paesi molto diversi sul piano politico e sociale.
L’Iraq ha vissuto la dittatura di Saddam Hussein, l’invasione statunitense del 2003, una guerra sanguinosa e la presenza territoriale dello Stato Islamico, con tutte le conseguenti atrocità di cui si è al corrente.
Il Libano ha una storia recente molto diversa. Fino all’inizio della guerra civile (1975), esso veniva denominato la «Svizzera del Medio Oriente», per l’importanza del suo sistema finanziario. Inoltre, il Paese è stato sempre considerato quasi l’unico Stato democratico della regione, ovviamente secondo un’accezione tipicamente europea e occidentale. In realtà, si tratta di una democrazia atipica, fondata sulle appartenenze confessionali.
L’articolo infine evidenzia che un’eventuale degenerazione della situazione in questi Paesi avrebbe effetti devastanti per tutta la regione mediorientale, oltre al fatto che un eventuale «movimento di popolazioni», dovuto a qualsivoglia tipo di conflitto, andrebbe a infoltire la schiera delle migliaia di profughi diretti verso l’Europa.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Cosa accomuna le rivolte popolari in corso in Libano e in Iraq? E che implicazioni più ampie, negative e positive, possono avere?
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THE “HOT AUTUMN” IN LEBANON AND IRAQ
Although the revolts of the “hot autumn” in 2019 have several elements in common, regardless of the governments in office and the political regimes involved, it is possible to make an appropriate and urgent comparison between the revolts or insurrections that have taken place in two Arab Countries, namely Lebanon and Iraq. While doing so, it should be pointed out that a possible degeneration of the situation in these Countries would have devastating effects for the entire Middle East region, in addition to the fact that any “movement of populations”, due to any type of conflict, would increase the number of refugees to the already thousands headed for Europe. The protests that began in these two Arab Countries spread to Iran on 15 November because of the increases (more than 50%) in the price of fuel. This compounded with the collapse of the Iranian currency after the imposition of sanctions adopted by the United States. And this has complicated the situation immensely.