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Cultura e società

L’infinito nel violino di Anna Tifu

Claudio Zonta

19 Dicembre 2020

Quaderno 4092

Anna Tifu, violinista italo-rumena, è tra le giovani eccellenze musicali che testimoniano il valore della professionalità e del senso artistico della scuola italiana nel mondo. I suoi studi hanno inizio all’età di sei anni sotto la guida del padre, primo violino della filarmonica George Enescu di Bucarest, prestigiosa orchestra, fondata nel 1868 sotto la direzione del compositore Eduard Wachmann (1836-1908). In breve tempo, Anna suona già come solista con l’Orchestre National des Pays de la Loire, mentre debutta a 12 anni alla Scala di Milano con il Concerto n. 1 di Max Bruch.

È sicuramente un enfant prodige, con doti artistiche innate che le permettono, oltre che di completare velocemente gli studi accademici, anche di mantenere un equilibrio, una costanza e una profondità di suono che le consentono di affrontare programmi e concerti accompagnata dalle più importanti orchestre nazionali e internazionali. Suona, infatti, insieme all’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, a quella della Rai di Torino, all’Orquesta Sinfónica Simón Bolívar del Venezuela, alla George Enescu Philharmonic Orchestra, sotto la direzione di Gustavo Dudamel, David Afkham, Julian Kovatchev (allievo di Herbert von Karajan) ed Ezio Bosso. I suoi maestri sono stati, inoltre: in Italia, il celebre Salvatore Accardo; a Philadelphia, presso il prestigioso Curtis Institute of Music, Aaron Rosand, Shmuel Ashkenazy e Pamela Frank. Infine, a Parigi ha conseguito il Diplome Supérieur de Concertiste all’École Normale.

La purezza del suono di un violino

Così il violinista italiano Accardo descrive le qualità della sua allieva: «È uno dei talenti più strao­rdinari che mi sia capitato di incontrare: quello che impressiona è la maturità del suono, la capacità di intendimento e la velocità d’apprendimento che sono assolutamente al di fuori dell’ordinario»[1]. Intensa è stata anche la collaborazione con il direttore d’orchestra e compositore Ezio Bosso[2], che l’ha voluta anche nella trasmissione della Rai intitolata «Che storia è la musica - La Quinta e la Settima di Beethoven»[3], facendole interpretare un brano da lui composto, «In Her Name, The Sea Rain».

Bosso ha presentato così questo suo brano: «La cosa bella della musica, delle storie che entrano nella musica, è che purifica; perché dietro questa musica c’è una storia, proprio precisa. C’è una storia fatta di cos’è la pioggia dentro il mare, cos’è il cielo che tocca la terra, ma, allo stesso tempo, c’è la storia di una bambina. Allora penso a questa storia che ho incontrato, che da un lato è triste,

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L’infinito nel violino di Anna Tifu

Claudio Zonta

Scrittore de La Civiltà Cattolica.


19 Dicembre 2020

Quaderno 4092

  • pag. 616 - 619
  • Anno 2020
  • Volume IV

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Musica Musica classica

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