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Attualità Cultura e società

La «festa nazionale» della presa di Roma e la sua abolizione

Giovanni Sale

19 Settembre 2020

Quaderno 4086

Il contesto dell’articolo. La ricorrenza del 150° anniversario della «breccia di Porta Pia» offre l’occasione di trattare il tema del valore politico e culturale delle cosiddette «feste civili» o nazionali nel contesto italiano e dell’uso strumentale che ne fecero storicamente le autorità sia politiche sia religiose, anche se, a volte, con motivazioni legittime.

La “finta” prima pagina commemorativa di “Paese Sera” del 20 settembre 1970.

Perché l’articolo è importante?

L’articolo, innanzi tutto, dà conto di un’esemplare disputa. Con «la presa di Roma» del 20 settembre 1870 infatti ha inizio la storia politica e civile dell’Italia unificata. Questo fatto, che oggi sembra pacifico, negli anni Venti del Novecento è stato motivo di un acce­so dibattito storiografico tra due dei più grandi pensatori e storici di quel tempo: Gioacchino Volpe e Benedetto Croce. Per Volpe, celebre medievalista e molto vicino al movimento fascista, la creazione dello Stato nazionale era sostanzialmente «un lavoro antico di secoli». Di parere contrario era Croce, il quale sosteneva che la Storia d’Italia iniziò «soltanto dal tempo in cui sorse uno Stato italia­no, ossia dal 1860».

Ad ogni modo, riporta p. Sale, la data del 20 settembre assunse, nell’immaginario di mol­ti italiani, un grande valore simbolico. Fu Francesco Crispi, nel 1895, a dichiararla «festa civile» e nazionale. La festa fu poi «sospesa» dopo la firma dei Patti Lateranensi del 1929 e sostituita da quella dell’11 febbraio, anniversario appunto della pace religiosa tra Chiesa e Stato italiano. Poi entrambe furono definitivamente espunte con la nascita della Repubblica. Con l’abolizione delle due «opposte» feste civili del 20 settembre e dell’11 febbraio, così cariche di forti valenze simboliche e ideali, molto divisive, si è voluto in qualche modo riaffermare il carattere laico dello Stato.

Quali sono le domande che l’articolo affronta?

  • Su quale «mito risorgimentale» nacque la festa nazionale della presa di Roma, del 20 settembre? E perché venne poi abolita?
  • In cosa è consistita la «confessionalizzazione» di alcune feste civili nazionali dopo la nascita della Repubblica?

***

THE “NATIONAL HOLIDAY” CELEBRATING THE ANNIVERSARY OF THE CAPTURE OF ROME, AND ITS ABOLITION

This year marks the 150th year since the “breaching of Porta Pia”. On the eve of its anniversary, we have an opportunity to consider the unusual theme of the political and cultural value of the so-called “bank holidays” or national celebrations in an Italian context.  In addition, we can view how both politicians and religious authorities have historically instrumentalized this anniversary, though at times with legitimate motivations. This article compares two historiographical positions – those of Croce and Volpe -, who give a different meaning and value to the national holiday. In conclusion, the article deals with the so-called “confessionalization” of the civil national holiday in Italy of the first Republic.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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La «festa nazionale» della presa di Roma e la sua abolizione

Giovanni Sale

Scrittore de La Civiltà Cattolica


19 Settembre 2020

Quaderno 4086

  • pag. 449 - 457
  • Anno 2020
  • Volume III

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