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Il contesto dell’articolo. Il 25 settembre scorso la Corte costituzionale si è espressa sull’art. 580 del Codice penale sull’istigazione e l’aiuto al suicidio e ha introdotto una scriminante che giudica «non punibile» la condotta di chi agevola l’esecuzione del proposito di togliersi la vita quando ricorrono alcune circostanze rigorose e stringenti.
Perché l’articolo è importante?
L’articolo, dopo aver esaminato gli elementi della sentenza che di fatto ha riaperto il dibattito sul fine-vita, ricorda le tappe del cammino culturale e giuridico sul tema, iniziato nel 2006 con il caso di Piergiorgio Welby.
Poi ricostruisce le radici antropologiche ed etiche del fine-vita, in particolare approfondendo il significato della dignità della vita e della dignità del morire come atto del vivente. Morire con dignità significa avere il diritto a un’assistenza che non risponda solo ai bisogni della sua dimensione biologica.
L’articolo, infine, sottolinea le responsabilità alle quali è ora chiamato il Parlamento. La sentenza ha fatto riaffiorare l’anomalia per la quale a disciplinare materie delicate sono sempre più i giudici. D’altra parte essa offre le basi per una nuova legge, come richiesto e con urgenza dalla stessa Corte: dall’autodeterminazione del paziente, intesa come principio non assoluto, all’esclusione dell’eutanasia come «atto medico»; dall’obiezione di coscienza dei sanitari all’aiuto alle famiglie dei malati terminali. Questa legge non potrà che fondarsi su una scelta condivisa dal malato, quando è ancora cosciente, dai medici e dai familiari nell’ambito di una valida relazione di cura. Senza tale garanzia e in assenza di limiti, «staccare la spina» finirà per essere un arbitrio contro il valore della vita, che rimane sacra anche per la cultura laica.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Quando la vita passa la soglia della morte?
- Dove individuare un punto di incontro e un valore condiviso superiore tra posizione libertaria e posizione statalistico-paternalistica?
- Per quale ragione manca un vero dibattito parlamentare sul tema del fine-vita, nonostante siano state depositate ben 10 proposte di legge?
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ASSISTED SUICIDE: A POLITICAL ISSUE TO BE RESOLVED
The Constitutional Court has recently ruled that those who facilitate a person in the taking their own life – as in the case of Marco Cappato – should not be punished under certain conditions. The details of the sentence, which reopened the debate on assisted suicide, constitute the basis for a new law: from the self-determination of the patient, understood as a non-absolute principle, to the exclusion of euthanasia as a “medical act”; from the conscientious objection of the healthcare professionals, to the help given to the families of those who are terminally ill. This law can only be based on a choice shared by the patient, while they are still conscious, and by the doctors and family members in the context of a valid caring relationship. Without such a guarantee and in the absence of limits, disconnecting life support machines will end up being an arbitrary decision against the value of life, which remains sacred even for secular culture.