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ABSTRACT – Lo scandalo degli abusi che ha colpito la società e la Chiesa del Cile è una ferita aperta, dolorosa e complessa, che da molto tempo sta sanguinando. Dal processo messo in atto da papa Francesco – sebbene ancora in itinere – e dai criteri di discernimento che egli ha individuato per sanare questa piaga, è possibile trarre una riflessione volta a beneficiare di questo nuovo modo di camminare insieme e di interpretare la realtà della Chiesa che il Papa promuove fra tutto il Popolo fedele di Dio.
Dentro questo iter, risultano particolarmente significativi due testi del Papa: la lettera-meditazione consegnata ai vescovi cileni – convocati a Roma dal 15 al 17 maggio, alla luce del rapporto di mons. Charles Scicluna – perché pregassero per un’intera giornata («Siamo riuniti per discernere, non per discutere»); e la lettera indirizzata «al Popolo di Dio pellegrino in Cile».
Nel primo testo è il Pontefice precisa i peccati concreti in maniera chiara e senza eufemismi. Condannare e punire le persone concrete va fatto, ma non basta. Per il Papa non si deve dare spazio alla tentazione di «spostare il problema sulle spalle degli altri». E non si deve cedere nemmeno alle tentazioni di «non andare a fondo nel cercare le radici e le strutture che hanno permesso a questi avvenimenti concreti di accadere e di perpetuarsi»; o di restare immischiati nel problema: la chiesa gerarchica cilena «ha smesso di guardare e di additare il Signore per guardarsi e occuparsi di se stessa» e così «il suo peccato è diventato il centro di attenzione».
A questo punto Francesco introduce il criterio di fondo per questo discernimento, che va contro la «psicologia da élite»: il criterio del tutto e della parte e il luogo che la gerarchia occupa nel complesso del Popolo fedele di Dio. «Questa coscienza del limite e della parzialità che occupiamo dentro il Popolo di Dio ci salva dalla tentazione e dalla pretesa di voler occupare tutti gli spazi, e specialmente un luogo che non ci spetta: quello del Signore».
Qui si inserisce la seconda lettera, nella quale il Papa si appella ai battezzati cileni per «invocare l’unzione che possedete come Popolo di Dio». Francesco chiede loro di non lasciarsi derubare di tale unzione e di non temere di essere protagonisti: «Con voi sarà possibile fare i passi necessari per un rinnovamento e una conversione ecclesiale davvero sani e a lungo termine». Il Papa esorta il Popolo di Dio ad avere il coraggio di dire ai suoi pastori: «Questo mi piace… questo non va bene». E, secondo Francesco, è a partire dalla riconoscenza delle stesse vittime rispetto alla presenza buona di Dio attraverso le persone che le hanno aiutate «in segreto» che può avere inizio la guarigione delle ferite che altri hanno causato abusando in segreto.
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FRANCIS AND THE ABUSE SCANDAL IN CHILE. The letters to the bishops and to the holy faithful People of God
The abuse scandals which have hit the Church and society in Chile is an open, painful and complex wound, which has long been bleeding. This article tries to give an account of the process put in place by Pope Francis and the criteria of discernment which he has identified to heal this scourge. There is no need to draw conclusions from a process that is still in progress; however, it is possible to make a reflection aimed at benefiting from this new way of walking together and interpreting the reality of the Church which the pope promotes to all the faithful People of God. According to Pope Francis’ words, we find ourselves before an invitation to become involved, to progress through research and to all build a prophetic Church, more synodal and open to hope.