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ABSTRACT – Lo scorso 7 maggio si è spento ad Asiago, all’età di 87 anni, il regista cinematografico Ermanno Olmi. Il biglietto con la notizia della sua morte reca stampata una frase del regista: «Auguro a tutti, di qualsiasi razza, religione o cultura, di provare sentimenti di pace nei confronti di ogni uomo, così da mostrare a noi stessi e al mondo che la violenza non potrà mai restituire giustizia», accanto a una foto di Ermanno che sorride e saluta con la mano. La moglie Loredana aggiunge, a penna, con bella grafia: «Ricordiamolo così».
La nostra rivista ha seguìto con assiduità per diversi decenni la sua intensa attività artistica e culturale. Visto in prospettiva, questo legame assomiglia un po’ a un rapporto di famiglia. Per questo, in occasione della sua morte, ci sentiamo vicini a coloro ai quali egli ha voluto bene e che gli hanno voluto bene.
Il ricordo che gli dedichiamo mette in evidenza alcuni incontri, prolungati e approfonditi, che ho avuto con lui e la testimonianza di autentica vita cristiana che abbiamo tutti potuto attingere dalle sue labbra. In questi incontri, si parlava naturalmente di cinema. Nel ricordare i film che ha realizzato, il pensiero di Olmi non si soffermava su quelli coronati dal maggiore successo, come Il posto (1961) o L’ albero degli zoccoli (1978), ma su quelli che sono stati meno capiti e apprezzati.
E tra gli incontri che ho avuto con Olmi, quello che è rimasto maggiormente impresso nella mia memoria è un dialogo che abbiamo intrecciato in pubblico sei anni fa nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, detta «chiesa degli artisti», a piazza del Popolo, a Roma, in occasione di un evento dedicato al tema «Cinema e fede».
Tra le altre cose disse: «Io so soltanto che sono felice di vivere in questa realtà, con tutto quello che la realtà comporta… anche le sofferenze… Ma sono vivo… Ogni primavera mi rinnovo… Che ogni giorno sia una primavera nuova. Altrimenti la vita sarebbe una grande noia. E noi, se crediamo nel trascendente e non ci rinnoviamo ogni giorno nell’immanente, profaniamo il trascendente». E, in quell’occasione, Olmi così concludeva: «Se un giorno dovessi essere chiamato in giudizio da un Signore con la barba bianca, che mi domanda: “Rendimi conto degli anni che ti ho dato da vivere… Fatti avanti!… Presentati con il bagaglio del tuo bene e del tuo male…”, cosa potrei rispondere? A questo Signore io dirò il nome dei miei amici… Farò l’elenco di tutte le persone alle quali ho voluto bene, e che mi hanno voluto bene. La mia risposta sarà una lunga dichiarazione d’amore…».
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IN MEMORY OF ERMANNO OLMI
On May 7, the film director Ermanno Olmi passed away in Asiago, at the age of 87. For several decades our magazine has assiduously followed his intense artistic and cultural activity. Seen in perspective, this connection seems a little like a family relationship. For this reason, on the occasion of his death, we feel close to those whom he loved and who loved him. The memoir that we dedicate to him highlights some extended and in-depth meetings we had with him and the testimony of an authentic Christian life that we could draw from his voice.