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ABSTRACT – Un recente libro di Massimo Recalcati ha come oggetto una tematica fondamentale della vita umana, purtroppo considerata per lo più in termini meramente negativi: il sacrificio. Dialogando con saperi differenti (storia, filosofia, letteratura, Bibbia e, naturalmente, psicologia e psicanalisi), Recalcati fa emergere le diverse modalità con cui il sacrificio si manifesta nella vita ordinaria: il silenzio nei suoi confronti in sede culturale e la sua riapparizione e diffusione in forme per lo più malate. Alla base di buona parte dei malesseri odierni, a livello clinico o sociale, si ritrova spesso un rapporto disatteso o conflittuale con la dimensione sacrificale dell’esistenza.
È importante dunque riconoscere le forme in cui si presenta la mentalità sacrificale: distinguere tra le sue modalità sane («simbolo sacrificale») e quelle malate («fantasma sacrificale»).
Il «fantasma sacrificale» implica una mentalità che vorrebbe ottenere tutto. Per evitare la delusione, la frustrazione, si sacrifica il desiderio, qualificando tale rinuncia come un atto buono e degno di approvazione. Il sacrificio diventa così fine a se stesso, lo scopo della vita, un tentativo di bypassare l’esperienza della perdita. Dal punto di vista psicanalitico, questa modalità è all’origine del masochismo: rinunciando a ciò che si ha di più caro, si cerca il riscatto dal fallimento e dalla svalutazione di sé, trovando in questa dinamica un godimento e una forma di riconciliazione con il senso di colpa.
Il «simbolo sacrificale», la visione sana del sacrificio, riconosce la necessità della rinuncia per conseguire un valore capace di dare gusto alla vita, realizzando così le aspirazioni più profonde dell’essere umano. Ogni scelta richiede sempre una rinuncia, è la condizione per rendere possibile il desiderio. Il sacrificio simbolico è costruttivo, consente di conseguire qualcosa di bello e di importante. E per trovare gioia e soddisfazione in essi. Il sacrificio, nella sua valenza simbolica, esprime non soltanto la consapevolezza di non poter essere tutto, ma apre alla gratitudine nei confronti di un Altro per ciò che si è, come la fonte di ogni bene, senza la pretesa di pareggiare i conti.
In questa prospettiva, la morte di Gesù è considerata come un evento antisacrificale che segna la fine dell’era sacrificale, ricongiungendo in maniera piena Legge e desiderio. Gesù, offrendo se stesso, diventa vittima ingiustamente messa a morte, e con la sua risurrezione decreta la fine del sacrificio cruento.
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SACRIFICE: AN INSIDIOUS AND NECESSARY THEME
A recently published book by Massimo Recalcati deserves the merit of dealing with a fundamental theme of human life, mostly absent from today’s cultural debates or considered in merely negative terms: the sacrifice. This article traces the proposed reading of the sacrificial mentality, in particular the distinction between its correct modalities (sacrificial symbol) and sick (sacrificial phantom), which the author presents with examples of its psychoanalytic, historical, political, philosophical aspects. From this perspective, Jesus’ death is considered as an antisacrificial event which marks the end of the sacrificial era, reuniting in fullness the law and desire.