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Il contesto dell’articolo. Safet Zec, pittore e incisore protagonista del movimento denominato «realismo poetico, è nato nel 1943 nella città di Rogatica, in Bosnia Erzegovina. A causa della guerra dei Balcani, è stato costretto a fuggire da Sarajevo, portando con sé la moglie e i due figli. Per questo la sua capacità di rileggere e concretizzare il fenomeno migratorio è particolarmente potente. Un fenomeno che continua a imporsi come una cartina di tornasole globale di questa epoca; una questione che oltre alla sua complessità intrinseca apre finestre su tanto altro. E anche sulle coscienze personali.
Perché l’articolo è importante?
L’articolo presenta e descrive il ciclo pittorico di Zec intitolato «Exodus». Realizzata nel 2017, attualmente la mostra è installata, fino al 31 luglio 2019, presso l’Oratorio di San Francesco Saverio del Caravita, a Roma. Si tratta di ampie tele create con tecnica mista, in cui fogli di giornale si impastano all’olio della tempera e al collage. Esse narrano momenti del tragico viaggio che compiono i profughi.
Analizzando l’opera, p. Zonta evidenzia un particolare: intrisa di dolorosa e vibrante bellezza, la mostra riesce a comunicare e ispirare nel visitatore un atteggiamento di pietà che non può essere disatteso. Uno sguardo alla speranza di un futuro di misericordia per una nuova umanità.
«Certi pezzi di tela sono dentro di noi, ogni artista accede a ciò che si porta dentro. Non potevo che usare gli unici mezzi che conoscevo per raccontare gli orrori della guerra. In questo periodo sono nati i corpi feriti, gli abbracci», ha detto Zec.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Come è possibile rappresentare artisticamente il dolore senza tempo dell’essere umano in fuga dalla propria casa, e in particolare di chi intraprende il viaggio nel Mediterraneo?
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“EXODUS”: THE EPIC OF MIGRANTS IN THE PAINTING OF SAFET ZEC
After having escaped from his country during the Balkan war, Bosnian painter and engraver, Safet Zec, re-reads the phenomenon of migration through his art. The pictorial cycle “Exodus” shows the harshness and pain that pervades the migrants’ flesh during their journey in the Mediterranean area. Zec’s work, imbued with painful and vibrant beauty, manages to communicate and inspire in the visitor to his exhibition a piety and mercy that cannot be disregarded.