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Sant’Ignazio di Loyola nella sua Autobiografia ricorda che nel 1521, combattendo a Pamplona contro i francesi, essendosi ferito gravemente alla gamba, durante la convalescenza iniziò quel percorso di conversione che lo portò a fondare la Compagnia di Gesù. Il medesimo ardore cavalleresco si trova in un’altra Autobiografia, quella di Benvenuto Cellini, oggetto del libro di Alessandro Masi, studioso d’arte e segretario generale della Società Dante Alighieri. Il brano di Cellini descrive, invece, l’assedio della città di Roma, dove si compì, sulle mura di Castel Sant’Angelo, la strenua difesa di Clemente VII da parte di alcuni coraggiosi, tra i quali lo stesso Cellini. La sconfitta portò al famigerato Sacco di Roma nel 1527.
Il parallelo tra queste due figure del Rinascimento, rappresentative di percorsi di vita opposti, è indicativo: entrambe scaturiscono dal medesimo contesto storico del Cinquecento, dove si cercano azioni nelle quali misurare grandezza ed eroismo, seppure con fini diversi. È un modus vivendi che si nutre dell’ancor viva tradizione cavalleresca, e Benvenuto Cellini è figlio legittimo di questo tempo rinascimentale, immerso nell’attualità militare dei numerosi conflitti in Italia e in Europa.
Cellini, però, è soprattutto un artista: disegna, modella, scolpisce e fonde la materia prescelta, realizzando opere d’arte, tutte di grande originalità. La sua vita è temprata dal desiderio di raggiungere la perfezione come scultore e orefice: si pensi al monumentale Perseo, fuso in bronzo per la Loggia dei Lanzi a Firenze, impresa ben sintetizzata dall’A. (cfr pp. 229-234). L’abilità dell’artista nel minuto cesello si ritrova, invece, nel racconto della famosa saliera per il re di Francia Francesco I (cfr pp. 185-191). Masi ricorda le principali tappe dell’attività artistica di Cellini, citando anche Michelangelo, Vasari e altri, permettendo così di ricomporre alcuni tasselli del contesto artistico del suo periodo.
La topografia della vita di Cellini corrisponde alle principali località che hanno caratterizzato la sua epoca: Firenze, sua città natale, dove intraprende lo studio delle tecniche artistiche e condivide lo stile di questa età della Maniera che si ispira all’antico, proponendo forme eleganti, rese originali da un forte virtuosismo; Roma, dove arriva nel 1523 e riceve molteplici committenze. Francesco I di Francia lo invita a corte nel Castello di Fontainebleau, ed egli, con altri artisti italiani, come Rosso Fiorentino, contribuisce ad alimentare quella tendenza verso la classicità propria dell’arte francese.
L’A. ricorda che Cellini conversa con l’imperatore Carlo V, quando, su disposizione di Paolo III, gli consegna personalmente, nella basilica di San Pietro, «un libro d’oro massiccio e di pietre preziose» (p. 159). L’artista conosce bene i papi Clemente VII e Paolo III, con i quali avrà un rapporto non sempre facile. Vengono riportati anche tanti aneddoti, ben tratteggiati da Masi con acume e ironia, riguardanti personalità illustri del tempo: ad esempio, il vescovo di Salamanca non vuole pagare la realizzazione di un vaso riccamente decorato dall’artista, lavoro durato ben tre mesi, e solo grazie all’intervento personale di Clemente VII il conto viene saldato (cfr pp. 51-56).
La personalità di Cellini è molto tormentata, ribelle, senza troppe regole etiche e morali; eppure convivono in lui sprazzi di inaspettata religiosità, che confermano quelle difficoltà che caratterizzano la storia della Chiesa a lui contemporanea, segnata dalla riforma di Lutero. Masi riesce a rintracciare, infatti, qualche barlume di coscienza, qualche momento di preghiera accorata, come quando descrive lo sconforto di Cellini incarcerato a Castel Sant’Angelo per volere di Paolo III: «S’avanzavano in processione al solo rumore delle catene e dell’unica voce, quella di Benvenuto, che cantava prima il De profundis, poi il Miserere e infine In te Domine speravi» (p. 182).
La riproposizione degli episodi della vita di Cellini viene fatta dall’A. con accuratezza storiografica, con una scrittura coinvolgente e inserendo anche qualche riflessione personale. Al lettore rimane una buona dose di curiosità su questo artista fuori dagli schemi e degno di essere ricordato con più attenzione.