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Un ultimo breve saggio, ma denso e complesso, di Ghislain Lafont, che affronta temi teologici nodali e che fa una sintesi della partecipazione alla ricerca promossa da Andrea Grillo sul blog Come se non e delle riflessioni dello stesso autore (teologo e monaco benedettino, scomparso lo scorso maggio, all’età di 93 anni), pubblicate sulla rivista culturale europea Munera.
Vengono proposte così alcune «idee», sviluppate con la consapevolezza che la ricerca della verità nella Chiesa presuppone un percorso progressivo, la capacità di comprendere la rivelazione divina in rapporto ai mutamenti culturali e della storia, a cominciare dal nome di Dio – come viene evidenziato nel primo approfondimento –, che oggi può essere inteso soprattutto come «Amore» (cfr 1 Gv 4,3). Amore che va esperito, oltre che compreso con l’intelligenza, perché «l’amore è vita, impegno, dono: solo coloro che amano possono comprendere l’amore» (p. 10).
Questo accento sull’appassionata cura di Dio per l’uomo ci consente di leggere la storia della salvezza con una sensibilità nuova e con nuove prospettive: «Occorre quindi leggere la Bibbia come una storia d’amore: l’amore all’eccesso è più forte di qualsiasi morte legata alla colpa. Da Adamo a Gesù esso trionfa» (p. 16).
Lo stesso sacrificio di Cristo – questa è la seconda «idea» sviluppata nel saggio –, legato all’amore, ne modifica il significato anche in relazione al sacrificio sacramentale della Chiesa e a quello personale del cristiano. Il cristianesimo dell’«amore disarmato» presuppone una Chiesa «comunità evangelica», il cui compito è «mantenersi in stato di sacrificio, attraverso la preghiera, la lettura delle Sacre Scritture, lo sforzo di controllo della vita, il che non può riuscire senza una certa austerità, la cura degli altri, il perdono, tutte cose che generano il valore fondante della vita: l’unione più cordiale e possibile con Dio, fonte costante dell’amore degli altri e di se stesso» (p. 48).
È una condizione di costante sacrificio spirituale della Chiesa e di ogni battezzato, che trova il suo coronamento con il sacrificio di Cristo, nell’Eucaristia. Per l’autore, proprio per questa centralità del sacrificio eucaristico è necessario ricercare un sano equilibrio fra sacramento e realtà, evitando il moltiplicarsi delle celebrazioni, riscoprendo piuttosto il valore dell’azione quotidiana, sacrificio spirituale da interpretare nella preghiera durante la giornata: «L’eucaristia è celebrazione del sacrificio spirituale della Chiesa. Ma occorre che questo avvenga precedentemente nella vita per poter essere offerto e sia ripreso successivamente per realizzare nel mondo il mistero» (p. 53).
Questa comprensione della comune partecipazione al sacrifico eucaristico porta a sviluppare un’ulteriore importante «idea»: quella che il ministero nella Chiesa cattolica dev’essere unitario, così come è stato proposto e indicato dal Vaticano II. L’autore ritiene che la Chiesa, corpo mistico e popolo di Dio, essenzialmente sacerdotale e missionario, oggi possa, nonostante le resistenze, tendere verso un «cattolicesimo diverso», affrontando questioni centrali quali il ruolo del sacerdozio ordinato, il buon uso dell’autorità e la «chiamata delle donne al carisma del governo». Temi trattati con dovizia e profondità teologica, considerati tutti aperti, e con i quali non sarà possibile non confrontarsi.
GHISLAIN LAFONT
Un cattolicesimo diverso
a cura di FRANCESCO STRAZZARI
Bologna, EDB, 2019, 88, € 12,00.