|
Non si può comprendere pienamente il senso degli scritti del gesuita e psicologo Ignacio Martín-Baró – spagnolo di origine, poi trasferitosi in El Salvador, formatosi in psicologia sociale all’Università di Chicago – fuori dal contesto politico e sociale di El Salvador, travagliato negli anni Ottanta del secolo scorso da una sanguinosa guerra civile. In questo clima di efferata violenza, come è ampiamente descritto nel contributo di Noam Chomsky («Il contesto socio-politico dell’assassinio di Ignacio Martín-Baró»), nel 1989 il gesuita fu ucciso nell’Università Centroamericana José Simeón Cañas (UCA) di San Salvador, dove era docente; con lui furono assassinati altri 5 gesuiti, insieme a una inserviente dell’UCA e a sua figlia quindicenne.
In questo volume sono raccolti vari scritti di Martín-Baró, composti per diverse circostanze. Pur presentando una certa frammentarietà, essi si inseriscono tutti nel raggio d’orizzonte più ampio costituito dal tema della liberazione, non soltanto individuale, ma di tutto un popolo. Un altro aspetto caratteristico nell’opera dell’autore è la priorità accordata alla trasformazione della realtà rispetto alla costruzione di un modello teorico. Ciò scaturisce non solo da un’ispirazione di tipo feuerbachiano, ma dalla concreta esigenza di operare con urgenza per il riscatto sociale delle masse popolari.
Questa impostazione si avverte fin dal primo scritto riportato nel libro («Verso una Psicologia della liberazione»), dove l’autore pone l’accento su una fede in Dio che è vita e la contrappone alla credenza in dèi che producono morte; di qui la necessità di una liberazione dalle strutture di peccato sia sociali, sia personali.
Martín-Baró insiste sul recupero della memoria storica, sul riscatto dell’esperienza originale dei gruppi e delle persone, sul potenziamento delle virtù dei popoli latinoamericani. Il processo di liberazione, come egli mette in evidenza in un altro contributo («La liberazione come orizzonte della psicologia»), è caratterizzato da quattro elementi: è storico, implica conflitti, ha natura di gruppo ed è finalizzato alla costruzione di un’identità sociale.
Due saggi dell’autore sono dedicati al tema della violenza. Nel primo («Analisi della violenza») egli distingue tra la violenza che genera oppressione e quella che reagisce ad essa con l’intento di liberare dall’oppressione. Nel secondo («Per una storia psicosociale della violenza») pone l’accento sulla violenza strutturale che si configura come disordine prestabilito.
Connesso con la violenza è il tema della guerra, che Martín-Baró mette in relazione con la salute mentale, soprattutto per quanto riguarda la guerra in El Salvador («Guerra e salute mentale»). Per l’autore, il problema della salute mentale è soprattutto un problema di relazioni sociali andate in crisi.
Sempre in rapporto con la guerra civile in El Salvador, Martín-Baró analizza la natura non soltanto individuale, ma anche sociale del trauma psichico («Una analisi psicosociale del trauma»), con una particolare attenzione all’infanzia e alla tragica esperienza dei bambini soldato, insistendo sulle relazioni traumatogene, tipiche di un sistema oppressivo.
Ricordiamo infine la prefazione di Mauro Croce («Psicologia della Liberazione. Una psicologia senza confini»), che ricostruisce il clima che avrebbe portato allo sviluppo della psicologia della liberazione, di cui Martín-Baró è il fondatore; l’introduzione di Amalio Blanco («La coerenza e l’impegno di una vita»), che traccia un interessante profilo dell’autore; e la postfazione di Felice Di Lernia («L’orizzonte dentro»), che offre una sintesi del pensiero e degli scritti di Martín-Baró.
Quasi per una sorta di eterogenesi dei fini, il brutale assassinio di questo gesuita ne ha fatto un martire, un testimone di un impegno appassionato, volto alla costruzione di una società più giusta e solidale e a un forte radicamento del cristianesimo nella storia.
IGNACIO MARTÍN-BARÓ
Psicologia della liberazione
a cura di MAURO CROCE – FELICE DI LERNIA
Roma, Bordeaux edizioni, 2018, 332, € 18,00.