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Nel febbraio del 1843 l’allora quarantaseienne Antonio Rosmini ricevette il manoscritto della traduzione in italiano del saggio Primi elementi di un sistema di filosofia cristiana, redatto dal principe Costantino Giuseppe di Löwenstein-Wertheim-Rosenberg. Quattro anni più tardi, nel 1847, l’edizione italiana dell’opera venne pubblicata postuma (l’autore era scomparso poco più che trentenne nel 1838), così attentamente curata e ampiamente annotata dal filosofo roveretano da meritare di essere inserita nell’Edizione nazionale e critica delle sue opere.
Quale impressione ebbe il Rosmini dello scritto del giovane autore prematuramente scomparso? Di sicuro positiva, come egli stesso fa sapere in una lettera inviata al principe d’Arenberg, parente del defunto: «Ne’ suoi pensieri – si legge nella missiva – mi parve di scorgere de’ semi preziosi atti a richiamare sul buon sentiero la filosofia tedesca. In pari tempo mi eccitò un grande interesse un giovane Principe fornito di tanto ingegno e di tanto sentimento religioso».
Nonostante questo giudizio favorevole, una volta esaminato a fondo il manoscritto, Rosmini si dimostrò alquanto scettico circa l’opportunità di pubblicarlo, a motivo della presenza in esso di numerosi passaggi teologicamente problematici, forse non proprio inficiati da gravi errori, ma tali comunque da rendere plausibile l’accusa di eterodossia. Nell’opera del principe di Löwenstein, il filosofo roveretano aveva dunque individuato l’esistenza di varie pericolose ambiguità, e per questo si vide costretto a intensificare la sua opera di correttore: in Italia, ancor più che in Germania, alcuni non voluti, apparenti «scivolamenti» verso il protestantesimo non sarebbero passati certo inosservati e avrebbero potuto nuocere non poco allo stesso Rosmini. La soluzione per la quale si optò fu quella di lasciare al grande pensatore di Rovereto la libertà e la responsabilità di operare tagli e correzioni, in modo da poter offrire ai lettori un’opera che non prestasse il fianco a critiche e ad accuse che ne avrebbero compromesso la corretta ricezione in terra italiana.
Lo scritto del principe Costantino si presentava diviso in tre parti, precedute da una «Introduzione». La prima sezione reca il titolo «Analisi psicologica dell’umana consapevolezza», la seconda «Dei primi elementi d’ogni umana cognizione», e la terza «Considerazioni filosofiche sui fondamenti della Fede in una Chiesa universale cristiana». Il saggio termina con una breve «Conclusione». Rosmini lavorò intensamente sul manoscritto: si dedicò alla sua correzione e alla stesura delle annotazioni dal 23 febbraio 1843 all’8 marzo 1845. La traduzione venne affidata a Paolo Marzolo, medico e noto linguista, e per la parte tipografica ci si rivolse allo stampatore Girolamo Miglio di Novara, il quale, oberato di lavoro, portò a termine il compito con un notevole ritardo.
Rosmini volle che la traduzione italiana recasse una sua dedica al padre dell’autore, il principe Carlo di Löwenstein-Wertheim-Rochefort, nella quale, fra l’altro, scrisse: «Io sento il dovere di rendere prima omaggio a V. A. S., a cui il religioso figliuolo dipartendosi da questa vita per una migliore, lasciò in eredità i bei frutti del suo ingegno e del suo cuore».
Primi elementi di una filosofia cristiana di Costantino Giuseppe di Löwenstein
a cura di SAMUELE FRANCESCO TADINI
Roma, Città Nuova, 2017, 340, € 50,00.