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Il volume di Lucio Brunelli cattura il lettore sin dalla scelta di campo dichiarata nel titolo: nessuna pretesa di oggettività, ma una mediazione personale che l’ex vaticanista del Tg2, poi direttore di Tv2000 e Radio InBlu, regala come frutto del suo primo anno di pensione.
Tra i giornalisti che la sera del 13 marzo 2013 si trovarono a commentare in diretta l’elezione del nuovo Papa ce n’erano alcuni che fecero fatica a trattenere l’emozione. Brunelli era uno di questi, avendo una personale conoscenza di Bergoglio, che risaliva a una dozzina di anni prima: «Pensai che forse non ci saremmo più sentiti, con tutti gli impegni e i pensieri di un Papa. Non fu così. E la cosa ancora mi sconcerta, acuisce insieme il senso di una sproporzionata inadeguatezza e lo stupore di una gratuità». Telefonate, lettere, incontri danno conto di una relazione che «ha toccato in profondità la mia vita», scrive l’autore, che parla di una straordinaria avventura – eppure vissuta nella semplicità dell’ordinario – di un «a tu per tu» con il Papa venuto dalla fine del mondo.
Gli episodi narrati toccano corde diverse, così che di pagina in pagina ci si emoziona, si sorride, si riflette, ci si pone qualche domanda, si è informati di qualche circostanza inedita di un pontificato dalle tante sfaccettature. Una telefonata che sorprende sul raccordo anulare, all’indomani della sparatoria al teatro Bataclan di Parigi, trova Brunelli più pronto rispetto alla prima telefonata ricevuta appena tre giorni dopo l’elezione: «Mi venne un groppo in gola per la commozione e cominciai a singhiozzare come un bambino. “Mi scusi, Santità”, balbettai, “ma lei mi fa questi scherzi”… “Fai… tranquillo, finisci… ti aspetto, ti devo dire una cosa”».
Il telefono squillò anche a metà luglio del 2013, pochi giorni dopo la visita a Lampedusa. «Non ti ho visto», disse il Papa, che, «passando con la papamobile – riflette l’autore –, non inquadrava la grande folla indistinta, cercava i volti delle singole persone. Preferiva i primi piani ai totali». I volti, e spesso, in essi, gli occhi, porta dell’anima, come durante le Messe del Giovedì santo, durante la lavanda dei piedi. Nel carcere di Rebibbia, nel 2015, c’era tra i 12 detenuti un transessuale portoghese, Isabel. «Anche lui un figlio di Dio», nei pensieri del Papa, rivelati, anche in questo caso, in una telefonata con l’allora direttore di Tv2000, il quale annota: «Fu l’unica volta che mi trovai a confrontarmi con lui sul modo di porgere una notizia che lo riguardava».
Un capitolo è dedicato all’intervista realizzata dall’autore insieme all’allora direttore dei programmi Paolo Ruffini. Rileggendo la trascrizione di quell’intervista a distanza di anni, Brunelli commenta: «Conferma che anche in tv si può parlare della fede come di una cosa viva, senza risultare noiosi o astratti; ma non dipende da una speciale “tecnica comunicativa”, dipende solo da quanto hai dentro, di vero, da raccontare».
L’esperienza di chi segue il Papa per la televisione, con l’abitudine al suo volto e alla sua voce, offre un punto di vista privilegiato, ma spesso è importante il passaggio alla scrittura, soprattutto quando si tratta di trascrivere parole dette a braccio. Ben riuscita è l’operazione di offrire «frammenti di storia che possono contribuire, forse, ad una conoscenza più completa di un Papa molto rappresentato dai media di tutto il mondo, ma paradossalmente poco conosciuto nelle sue intenzioni più profonde, in quella fede in Cristo Gesù che prima di ogni altra cosa, con i limiti di ogni uomo, lo muove e lo sostiene».
LUCIO BRUNELLI
Papa Francesco come l’ho conosciuto io
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2020, 192, € 16,00.