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Fra Beppe Giunti svolge varie attività educative e di docenza, tra cui non mancano quelle formative in associazioni che operano nelle prigioni. Gli è nata così l’idea di fare i suoi Esercizi spirituali annuali non in una silenziosa casa di ritiro, ma nel carcere San Michele di Alessandria, con l’autorizzazione di un direttore lungimirante.
Il piccolo volume che presentiamo raccoglie le considerazioni spirituali che ne sono scaturite e diventa un intenso e appassionato commento al «Padre nostro», ricco di spunti preziosi. È vero infatti che, come dice papa Francesco, molto spesso la realtà si vede meglio dalla «periferia». Anche l’esperienza di preghiera che si rivolge al Padre assume prospettive nuove e inaspettate, e profondamente genuine, nell’animo e sulle labbra di chi vive una condizione esistenziale provata come quella del carcere. Che cosa sia la libertà dal male, che cosa il pane quotidiano, che cosa siano il cielo e la terra, che cosa sia il domandare perdono… c’è molto su cui riflettere e da imparare leggendo queste pagine.
Come appare dall’intestazione, i carcerati sono chiamati «fratelli briganti», riprendendo un episodio della vita di san Francesco in cui si parla dei consigli dati dal Santo ai suoi frati dell’Eremo di Montecasale per ammansire tre terribili ladroni che spadroneggiavano nei boschi all’intorno. La spiritualità francescana di fra Beppe dà infatti una coloritura caratteristica allo scritto.
È opportuno notare che esso si pone in continuità con il precedente libro di un altro frate, Fabio Scarsato, pubblicato nella stessa collana: Wanted. Esercizi spirituali francescani per ladri e briganti (Padova, Messaggero, 2016), che narra «storie e aneddoti di ladri, briganti e malfattori, divenuti poi amici di Dio e testimoni del suo amore». Questo volumetto è aperto da una interessante e toccante Prefazione, a cura della redazione di «Ristretti Orizzonti» – giornale realizzato da detenuti e volontari nella Casa di reclusione di Padova –, intitolata «Gli Esercizi Spirituali visti dagli “ex ladroni forniti di coscienza”».
Abbiamo così due validi contributi specificamente spirituali da leggere nel grande filone della riflessione e dell’impegno per una «giustizia riparativa» che, lasciata alle spalle ogni visione della giustizia in chiave solo punitiva o vendicativa, miri a ricostruire le relazioni fra le persone – in particolare fra gli offensori e le vittime – e nella società in una prospettiva di riconciliazione e di pace. La «giustizia superiore», che Gesù ci indica nel Discorso della Montagna (cfr Mt 5–7), ci invita a spingere in avanti, verso nuovi orizzonti di pace, anche il sistema penale e giudiziario, illuminando la ragione giuridica alla luce del Vangelo, secondo l’esempio efficace datoci da papa Francesco con l’esplicita condanna della pena di morte nel nuovo testo del Catechismo della Chiesa Cattolica e con la sua inequivoca campagna per l’abolizione dell’ergastolo.
BEPPE GIUNTI E FRATELLI BRIGANTI
Padre nostro che sei in galera. I carcerati commentano la preghiera di Gesù
Padova, Messaggero, 2018, 120, € 11,00.