Marco Cassuto Morselli – Gabriella Maestri (eds)
NUOVO TESTAMENTO. UNA LETTURA EBRAICA
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Non manca certo di originalità e di coraggio intellettuale questo progetto di una nuova traduzione dei libri del Nuovo Testamento nella prospettiva della lingua ebraica, e del relativo commento nel paradigma della fede dei figli di Israele. Si tratta di tre volumi pubblicati a poca distanza l’uno dall’altro: Vangeli e Atti degli Apostoli; Lettere di Shaùl/Paolo; Lettere e Apocalisse. Da tempo gli autori – Morselli, di fede ebraica, professore di filosofia, e Maestri, cristiana, docente di lettere classiche – si cimentano insieme in interessanti lavori di esegesi.
L’opera è un’esercitazione che, nell’intento dei curatori, mira a restituire alla figura di Gesù-Yeshùa l’appropriata matrice ebraica, e con essa la ricostruzione del contesto di cultura e religiosità giudaica in cui egli fece la sua esperienza umana. Da questo punto di vista, è un’opera che ha l’indubbio merito di restituire anche al lettore cristiano una maggiore vicinanza all’ambiente reale in cui la vicenda di Gesù si è effettivamente svolta.
Essa presenta l’originalità di una lettura dei libri del Nuovo Testamento fatta con occhi diversi dai «nostri», di cui non può non beneficiare anche il lettore cristiano, sia dal punto di vista culturale sia per il sostegno di una fede ancorata alla reale dimensione umana del Cristo. Per esempio, questa rilettura può contribuire a cancellare le ultime incrostazioni, ancora circolanti, di quella «teologia della sostituzione», tesa a rimuovere il ruolo del popolo ebraico nell’economia generale della storia della salvezza.
La ri-traduzione del testo operata dai curatori ha comportato che ogni parola tipica della spiritualità ebraica venisse sostituita dall’analogo termine ebraico, ancorché trascritto in lettere latine. Così, le molteplici citazioni di Dio sono tradotte con Eloqim, e quel Kyrios con cui nella versione greca dei Settanta si indica il «nome impronunciabile» è tradotto con Ha-Shem, cioè «il Nome». Quando invece Kyrios, nei Vangeli, è riferito non al Padre, ma a Gesù, viene tradotto con Adòn, cioè «Signore». Questo della sostituzione con termini ebraici non è semplicemente un escamotage stilistico, ma un contributo essenziale alla creazione di un flavour di vicinanza e familiarità alla realtà dell’ambiente in cui Gesù è vissuto.
La traduzione è preceduta da un ampio capitolo introduttivo, che spiega gli scopi del lavoro, e poi per ogni singolo libro vi è un’introduzione storico-critica, e al termine un breve commento che ne evidenzia i punti più stimolanti e discussi.
Al termine dei tre volumi ci sono un’ampia bibliografia, che dà conto dell’evoluzione degli studi esegetici e della ricerca storica, e un glossario dei termini ebraici più frequenti. Questa ricerca svolta dai due curatori ci consente di riassaporare per grandi linee, in un passaggio a ritroso dal greco, quella che è stata la prima versione dei Vangeli nell’aramaico-ebraico della trasmissione orale (e forse anche scritta, secondo la quaestio disputata dell’esistenza di una prima versione matteana). In conclusione, il pregio maggiore di questa opera per il lettore cristiano è quello di lasciarsi stupire da una lettura non routinaria e stereotipata delle Sacre Scritture, scoprendovi significati inattesi e sfumature sorprendenti, oltre a favorire la riscoperta, per ebrei e cristiani, di un ambito originario comune e di una medesima affezione alla parola di Dio.
Nuovo Testamento. Una lettura ebraica
a cura di MARCO CASSUTO MORSELLI – GABRIELLA MAESTRI
3 voll., Roma, Castelvecchi, 2021,
494; 272; 270, € 25,00; 22,00; 22,00.