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Con grande chiarezza espositiva questo libro, in modo molto tecnico, spiega al lettore il significato di «Next generation EU» (Ngeu), iniziativa proposta dalla Commissione europea nel maggio 2020 con la pandemia di Covid-19, la più preoccupante emergenza sanitaria globale dopo l’influenza spagnola del 1918.
Per far ripartire l’economia e uscire dalla crisi di questi tempi moderni, governi e organizzazioni internazionali hanno messo in atto misure straordinarie per la ricostruzione. Tra queste, il fondo Ngeu, stanziando 750 miliardi di euro, ha aperto una nuova fase nell’Unione europea (Ue), avviando un nuovo paradigma e accelerando il processo d’integrazione europeo, che in fondo ha sempre stentato a decollare, navigando acque tempestose nell’ultimo decennio con la crisi dell’euro, quella migratoria e quella dello stato di diritto.
Facendo un breve excursus storico, già nel 1992 il Trattato di Maastricht aveva istituito l’Unione economica e monetaria, con una nuova autorità sovranazionale, finalizzata a governare l’euro: la Banca centrale europea (Bce). Ma non tutti i 27 Stati membri dell’Ue appartengono all’Eurozona: Polonia, Svezia, Ungheria, Danimarca, ad esempio, ne sono esclusi, tanto che «di conseguenza, l’Unione economica e monetaria nacque come una creatura zoppa» (p. 27).
In linea teorica, in virtù del Patto di stabilità e crescita, «ogni Stato membro è responsabile individualmente delle proprie scelte economiche, fiscali e di bilancio» (p. 33), ma di fatto «la complessa architettura giuridica originariamente messa in piedi dal Trattato di Maastricht si rivelò quindi nella pratica meno solida di quanto pensato» (p. 35).
La progressiva crisi dell’euro come moneta unica, esplosa nel 2008, causando deflazione e disoccupazione in tutte le economie sviluppate, ha reso necessaria, nel 2012, la costituzione del Mes, un fondo internazionale che agisce di concerto con la Bce, come meccanismo di equilibrio volto a contrastare il rischio di azzardo morale, «assicurando la stabilità finanziaria dell’Eurozona nel suo complesso» (p. 45).
Il Mes, a ben vedere, presenta dei limiti, in quanto ogni Stato esercita un livello di potere pari al suo peso economico, con un evidente assetto gerarchico tra Stati piccoli e Stati grandi, come la Germania, che da sola conta quasi il 20% dei diritti di voto del Mes, cosicché «la crisi dell’euro ha prodotto profonda divisione e sfiducia tra gli Stati membri» (p. 53).
Anche l’esplosione della crisi pandemica ha messo a dura prova l’Ue, e «l’Eurogruppo ha deciso di aprire la possibilità di utilizzare il Mes per supportare il finanziamento nazionale dei costi diretti e indiretti legati alla sanità, alle cure e alla prevenzione del Covid-19» (p. 66).
Se il Mes è il cuore della risposta alla crisi dell’euro, Ngeu si delinea come lo strumento chiave per costruire un’Europa post Covid-19 che sia più verde, più inclusiva, più digitale, resiliente e battagliera di fronte alle sfide presenti e future.
Il fondo Ngeu porterà benefici particolari anche all’Italia, che, per poter accedere alle risorse rese disponibili, ha dovuto, come tutti gli Stati membri, predisporre un ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), disegnato con durata quinquennale (2021 al 2026) dal governo Draghi, sotto l’ala protettrice del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Pnrr italiano enuclea in modo chiaro ed esaustivo in che modo l’Italia utilizzerà le risorse europee di Ngeu.
Tutte le normative recepite all’interno della struttura giuridica e istituzionale di Ngeu tengono conto degli obiettivi tecnici da raggiungere in termini di transizione digitale e ambientale, inclusione sociale, crescita dei posti di lavoro, sostegno alla sanità. È bene sottolineare che i 750 miliardi di euro «sono debito comune che l’Ue contrae per sostenere la ripresa e la resilienza di tutti i suoi Stati membri» (p. 98).
In conclusione, non è facile prevedere se in un futuro post Covid-19 si continuerà a percorrere il nuovo paradigma avviato da Ngeu, finalizzato a una crescente integrazione economica europea.
Resta ancora aperta la domanda se, «una volta superata la pandemia di Covid-19, sia possibile per l’Ue smantellare le misure di politica economica adottate durante la crisi sanitaria, o se nei fatti l’architettura di governance costruita in questi mesi sia destinata a diventare il nuovo status quo per l’Ue» (p. 134).
FEDERICO FABBRINI
Next generation EU. Il futuro di Europa e Italia dopo la pandemia
Bologna, il Mulino, 2022, 160, € 13.00.