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La data fatidica era quella del 9 maggio, festa della celebrazione della vittoria russa contro la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.
In tale occasione, Vladimir Putin avrebbe dovuto fare delle dichiarazioni importanti in merito alla «operazione militare» in corso in Ucraina: annunciare la vittoria, una qualsiasi vittoria – anche se soltanto la città di Kherson era stata occupata, mentre ancora si combatteva per prendere l’acciaieria Azovstal di Mariupol –, per rispondere alle aspettative della popolazione russa, fissare o specificare gli obiettivi strategici della guerra o, come molti si aspettavano, indire una «mobilitazione generale» contro il vero nemico, l’Occidente, cioè gli Stati Uniti e i suoi satelliti europei.
Nulla di questo è stato detto o fatto. Putin, che si è mostrato alla sua gente in tono minore, si è limitato a dichiarare che l’intervento in Ucraina era necessario perché l’Occidente si preparava ad attaccare i territori russi, compresa la Crimea, e, in particolare, non ha rivendicato nessuna avanzata sul campo militare, nessun successo concreto o simbolico.
Non ha neppure minacciato di attaccare la Nato o di usare armi atomiche, anche se in altre circostanze ciò è stato fatto intendere. Ha preferito, insomma, tenere un tono medio-basso e sconfessare apertamente i timori occidentali.
Quello stesso giorno, la scena mediatica era stata interamente occupata dal suo rivale, il leader ucraino Zelensky, il quale, da esperto comunicatore, è riuscito a mettere in ombra il suo antagonista, «orchestrando uno spettacolo politico di resistenza e solidarietà che è durato un’intera giornata», oltre che postando nel web un video in bianco e nero, con un suo toccante messaggio girato davanti a un edifico bombardato dai russi.
Secondo il politologo ed editoralista del Time Ian Bremmer, il discorso non trionfalistico del Presidente russo non è un segnale positivo e non depone bene sul futuro del conflitto…
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THE SECOND PHASE OF THE WAR IN UKRAINE
On May 9, Vladimir Putin was supposed to make certain important statements regarding the ongoing «military operation» in Ukraine. These could have included: the announcement of victory; a specification of the strategic objectives of the war; or, as many expected, a call for a «general mobilization» against the real enemy. None of these were said or done. The article deals with the second phase of the war in Ukraine, which is proceeding slowly. In recent times, diplomacy has been working hard to bring about a cease-fire. However, apparently, with little result. Putin will not sit down at a negotiating table until he has achieved a visible victory, to be displayed to the world.